La Corte d’appello di Taranto ha accolto il ricorso del pm Mariano Buccoliero ed ha disposto il processo, con avvio il 2 ottobre, a carico di alcuni ex dirigenti Ilva per la morte, a 5 anni, del piccolo Lorenzo Zaratta, avvenuta a fine luglio 2014 nella città pugliese e messa in connessione con le emissioni inquinanti dell’acciaieria. Lorenzo Zaratta è divenuto nel tempo una figura simbolo della protesta contro l’inquinamento dell’acciaieria. A novembre il pm Buccoliero aveva impugnato la sentenza di proscioglimento emessa a luglio 2022 dal giudice dell’udienza preliminare, Pompeo Carriere, che ha poi depositato le motivazioni il mese successivo.
Per il Gup, “permane un’insuperabile situazione di ragionevole dubbio circa l’effettiva sussistenza del nesso causale fra la presunta condotta ascritta agli imputati e il decesso del piccolo Lorenzo”. Mentre per il pm non va affrontato “il rapporto tra inquinamento ambientale e astrocitoma di Lorenzo” ma quello “tra sostanze cancerogene nel cervello di Lorenzo e tumore sviluppato proprio ove tali sostanze sono state trovate“. Il 12 luglio 2021 il gup ha assolto Angelo Cavallo, ex dirigente della fabbrica, che aveva chiesto il rito abbreviato (e per il quale il pm Buccoliero aveva chiesto la condanna a 2 anni e 4 mesi), e stabilito, inoltre, che non vi sia il processo per gli altri otto imputati che avevano optato per il rito ordinario. La tesi dell’accusa ha sostenuto che la mamma del piccolo, lavorando nel rione Tamburi di Taranto, molto vicino all’acciaieria, aveva inalato in gravidanza le emissioni nocive della fabbrica trasmettendole poi al feto.