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Giornale di Taranto - Lospinuso: “Indotto Ilva come raffineria Eni, Renzi intervenga per salvare industria e lavoro
Martedì, 29 Luglio 2014 16:15

Lospinuso: “Indotto Ilva come raffineria Eni, Renzi intervenga per salvare industria e lavoro

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“Renzi sostiene che l’Ilva sia questione nazionale. Ha ragione, ma alle parole devono seguire i fatti e l'Ilva non è l’unica grande vertenza che incombe su Taranto”. Lo dichiara il consigliere regionale di Forza Italia, Pietro Lospinuso.
“Domani – prosegue - si terrà la manifestazione per la raffineria, che dà lavoro a circa 500 persone dirette e altrettante indirette a cui sono vicino ed esprimo la mia solidarietà. Oggi, invece, a Gela Sindaci, sindacati, cittadini manifesteranno uniti contro  l’annuncio dell’Eni di voler bloccare gli investimenti, così come auspicato anche dal vescovo. Perché Taranto, appunto, non è solo Ilva, da cui dipende tra l’altro un intero indotto di riferimento, fatto di piccole e medie imprese, che stanno subendo la crisi dello stabilimento e dell’intero settore con dipendenti in attesa dello stipendio da mesi. Solo questo basta per definire i contorni di una vera e propria emergenza occupazionale ed economica. Assistiamo anche ad un inspiegabile ostruzionismo da parte delle istituzioni locali agli investimenti dell’Eni per la raffineria e per il progetto Tempa Rossa: investimenti che ammontano a circa 320 milioni di euro solo su Taranto e che avrebbe garantito 300 posti di lavoro. Una linea seguita dal Comune, anche dopo l’autorizzazione concessa dal ministero, che si pone in netta contraddizione con gli indirizzi decisi dallo stesso ente quando in passato diede il suo parere favorevole al progetto”.
“Non possiamo condividere le preoccupazioni sui rischi ambientali – evidenzia l’esponente del PdL-FI - giacché il traffico petrolifero di Taranto sarebbe di gran lunga inferiore a quello di tante altre città italiane ed il ministero ha autorizzato il progetto solo a condizione che non si superi l’attuale livello di emissioni. Tagliare le gambe all’iniziativa – in un momento in cui l’Eni sta chiudendo le raffinerie in tutta Italia perché in rosso nei bilanci - rappresenta una scelta scellerata per il nostro territorio che ha già perso metà flotta di Ever green e la Mercegaglia, per citarne solo alcune. Abbiamo anche dei pericolosi precedenti a farci impensierire sul futuro di Taranto: lo stesso copione si seguì, infatti, anche per l’Enipower, progetto strategico che avrebbe dato lavoro a centinaia di persone, prima approvato e poi bocciato dal Comune di Taranto. Con il brillante risultato di aver perso 300 milioni di euro di investimenti e 500 posti di lavoro. Per questo ci appelliamo al premier Renzi affinché valuti l’opportunità di intervenire anche a tutela dell’indotto petrolifero e dello sviluppo portuale. Un porto frequentato e trafficato, in linea con gli standard ambientali e sanitari, non può che giovare a tutta la nostra economia, dalla ristorazione al commercio”.
“Diversamente – conclude Lospinuso - rischiamo che vengano cancellati i segmenti produttivi di Taranto, mettendo in ginocchio imprese e lavoratori, per colpa di ritrosie ideologiche prive di fondamento che hanno già chiuso le porte ad altre importanti occasioni di crescita e sviluppo economico del territorio”.