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Giornale di Taranto - L'intervento/Le promesse di Franceschini analizzate a mente fredda
Mercoledì, 26 Novembre 2014 16:31

L'intervento/Le promesse di Franceschini analizzate a mente fredda In evidenza

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di Vito Massimano

 

 

 

Dove va Taranto? Nessuno lo sa ma, a sentire gli umori in città, ognuno ha la sua opinione.

 

Opinione che rimane tale se non è supportata da elementi concreti venendo così degradata a mera speranza cui aggrapparsi per organizzare convegni, tavole rotonde, conferenze stampa o incontri con autorità che sbarcano in riva allo Jonio a fottere il popolo a ridosso di qualche tornata elettorale.

 

E’ il caso di Dario Franceschini, giunto a Taranto giusto in tempo per fare complimenti a tutti, mostrare entusiasmo per le grandi potenzialità della città e recitare due pensierini utili a strappare l’applauso dei lusingati Tarantini.

 

Molto si è fatto e molto resta da fare; è questo il senso delle affermazioni di Franceschini.

 

La prova? Basta riavvolgere il nastro delle sue dichiarazioni per apprendere che «Il museo di Taranto è uno dei venti grandi musei nazionali, tra i 400 dello Stato, che hanno ottenuto un riconoscimento dalla Riforma del Ministero. Godranno infatti di una propria autonomia contabile e amministrativa. Si tratta di un importante investimento per il futuro che consentirà al Marta di riutilizzare i propri incassi (miseri e lui lo sa ndr)». Come a dire, vedetevela da soli, vi abbiamo dato autonomia contabile e, al massimo, il 1° aprile proveremo ad inaugurare l’ultimo piano del Museo se avremo tempo per arrivare a Taranto. Già, caro Franceschini, visto quant’è difficile arrivare a Taranto?

 

Però in compenso i Tarantini sono apparsi orgogliosi, lusingati e compiaciuti per le belle parole del Ministro. Poi al Marta ci vanno in pochi? Che importa, Franceschini ha parlato ed i tarantini si sono sentiti il futuro già in tasca.

 

Ma ecco che esce fuori l’animo del vero democristiano: il giovane vecchio Dario ha capito chi ha di fronte e quindi rincara la dose dicendo «come successo a Torino, che da città industriale condannata ad un declino ha invece saputo investire su se stessa diventando una delle mete turistiche più importanti del Paese, penso che lo stesso percorso si possa fare a Taranto. Bisogna investire sul proprio patrimonio». Ha detto “bisogna” e giustamente non ha detto “dobbiamo” , il che non è cosa di poco conto; non ha invece ricordato quanti investimenti pubblici siano piovuti su Torino in occasione delle Olimpiadi invernali o dei Mondiali di Calcio del ’90.

 

Ma ai tarantini era già scappato il fragoroso battimano e questo passaggio non lo hanno colto e mica si può cogliere ogni cosa!

 

E’ a quel punto che Franceschini ha deciso di superarsi blandendo il sogno di una città Spartana ed affermando che . «è un progetto molto bello. Taranto davvero può investire sulla propria storia, non solo sul Museo ma anche sul suo centro storico e sugli altri monumenti che possiede. Taras è l'unica città spartana del mondo e quello di Sparta è effettivamente un brand con un successo incredibile. Quindi credo che puntare su questo deposito di memoria sarebbe una grande carta da giocare nella competitività del turismo mondiale; credo che Taranto abbia tutte le potenzialità per sviluppare questo straordinario tema».

 

Quindi è Taranto che deve investire sulla propria storia, nessuna delle foche plaudenti si sogni finanziamenti a pioggia, Casse del Mezzogiorno, infrastrutture o aiuti di alcun genere da un Governo che, se da un lato incoraggia il turismo, dall’altro tratta per la prosecuzione delle attività dell’Ilva, nicchia sul Porto e non si occupa dell’aeroporto. Quelli di Franceschini erano, diciamo così, consigli ed incoraggiamenti un po’ di facciata visto che le trattative per la vendita del siderurgico le sta portando avanti il Governo di cui l’esimio Ministro è parte attiva.

 

Fanno male a cercare di salvare la ferriera? Non è questo il tema oggetto di trattazione ma almeno non ce la vengano a raccontare la menata del turismo e della cultura “con i soldi falsi”.

 

L’espressione “i tecnici del Ministero hanno preso in esame i progetti di rinascita della città basati sulla cultura, sulla storia e sul turismo” significa che, per ora, questi progetti sono finiti su una scrivania ministeriale polverosa e piena di altri progetti simili. Questi non mollano un euro, altro che modello Bilbao ove la Regione Autonoma Basca ha investito circa 200 milioni di euro in infrastrutture finalizzate alla bonifica ed al turismo mentre l’Unione Europea ha insediato l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro. Qui si tratta di modello italiano e di faciloneria tarantina con tutti gli annessi e connessi che conosciamo. Ovunque ci siano boom turistici nel mondo (Lisbona, Genova, Barcellona, Amsterdam, Dubai) ci sono investimenti in infrastrutture e non si fanno le nozze coi fichi secchi o con le pacche sulle spalle date da Franceschini. E soprattutto si punta dritti all’obiettivo senza essere un po’ industrialisti e un po’ naturalisti. Ma, d’altronde, da uno come Franceschini, che è stato un po’renziano ed un po’ anti renziano, cosa ci si poteva aspettare?

 

Dove va Taranto quindi? Non lo sappiamo ma sappiamo che, subito dopo, Franceschini è andato a Matera per i festeggiamenti  in occasione della proclamazione della città Lucana a capitale europea di cultura per il 2019. Riconoscimento che, se qualcuno avesse voluto veramente valorizzare Taranto, avrebbe spinto per concedere.

A mente fredda, la speranza è che i tarantini lo abbiano capito.