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Giornale di Taranto - Il Festival/ Roberto Minervini: il quarto italiano a Cannes 68
Venerdì, 22 Maggio 2015 19:31

Il Festival/ Roberto Minervini: il quarto italiano a Cannes 68 In evidenza

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DI MASSIMO CAUSO

CANNES – Chissà come risponderà la grancassa mediatica italiana, come racconterà che quest’anno a Cannes, oltre ai “tre moschettieri” Moretti, Sorrentino e Garrone, è passato nella sezione Un Certain Regard un quarto italiano, il pescarese ormai americanizzato Roberto Minervini. Il suo “The Other Side”, in uscita in questi giorni anche in Italia col titolo “Louisiana”, è un film di produzione anche italiana e non sfigura certo accanto alle opere dei maestri in Concorso ufficiale. Quella di Minervini è un0altra Italia del cinema, che del resto racconta un’altra America, quella della più profonda e imperscrutabile provincia statunitense, fatta di miseria, degrado, vite difficili e ai margini. “The Other Side” è il quarto lungometraggio di Roberto Minervini dopo “Low Tide” (visto alla Mostra di Venezia) e “Stop the Pounding Heart” (che era invece qui a Cannes). Tutti documentari, che hanno trovato il loro territorio di ricerca nell’entroterra statunitense, tra le maglie di un grande paese dalle grandi contraddizioni, dove mettere in pratica un cinema cercato a caldo nella verità spesso sconcertante di autentici outsiders. Questa volta Minervini si immerge nella palude umana di una Louisiana ai margini del sistema sociale americano, sostanzialmente una terra di nessuno popolata degli spettri di una società che finge di poterli ignorare. Si tratta di figure reali, che respirano le loro vite a base di crack, alcol, disoccupazione, giornate bruciate nel fare nulla, amori tossici, famiglie sganciate, armi in giardino… Minervini utilizza una tecnica documentaria da insider: scova i suoi personaggi, li punta, vive con loro da infiltrato con la macchina da presa, li lascia vivere e raccontarsi in una narrazione a grado zero di cui loro sono complici e lui è osservatore. “The Other Side” si basa sulla contrapposizione di due scenari opposti eppure uguali: da un lato la piccola disperazione di un uomo che nutre un profondo amore per la sua compagna e cerca una via di uscita dal circolo della droga cui, assieme a lei, è dedito. Dall’altra parte della stessa terra c’è poi un gruppo di persone che si aggrappa invece all’ordine di metallo e polvere da sparo delle armi, nel cui culto vive l’attesa (anche questa a suo modo messianica) di una nuova rivolta per rigenerare Roberto Minervini si affianca a loro, li osserva e lascia che loro si facciano osservare, raccontandosi: non descrive, ma racconta con agghiacciante partecipazione e sensibile distacco: mostra la lap dance di una ragazza incinta che poco prima abbiamo visto farsi di eroina, i corpi nudi, ragazzini che fumano il crack, momenti di tenerezza inaudita, poi campi di battaglia finti e reali, con gruppi che combattono giochi di guerra con armi vere, il disamore radicale per un Obama visto come un nemico dell’America… “The Other Side” ha qualcosa di profondamente sconvolgente, una intensità drammatica che scolpisce la verità che racconta con una purezza disturbante: un autentico viaggio nel cono d’ombra sociale che oscura le pulsioni più indicibili, quelle che cercano la salvezza e praticano la distruzione.

 

Massimo Causo