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Giornale di Taranto - LA RECENSIONE/ “Fringuella” di Michele Tursi, un libro che si legge d’un fiato ma soprattutto un atto d’amore
Giovedì, 21 Ottobre 2021 14:57

LA RECENSIONE/ “Fringuella” di Michele Tursi, un libro che si legge d’un fiato ma soprattutto un atto d’amore In evidenza

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di Roberta Morleo

"Fringuella" di Michele Tursi è, va detto subito, un libro che si legge tutto d’un fiato, e questo è già un vantaggio per una vita che ci impone spesso di andare di corsa. In seconda battuta, come tutti i romanzi che si “fanno leggere”, presenta un flusso dei fatti e delle situazioni particolarmente fluido.

A volte capita, leggendo un libro, di dover tornare indietro di qualche pagina per riallacciare alcuni fili persi. Ecco, in questo caso non accade, malgrado l’autore, nella stesura, abbia utilizzato nell’impianto complessivo del romanzo, due piani temporali che non sempre viaggiano assieme. La narrazione spesso si dipana in una successione che non corrisponde all’ordine logico-temporale, e questo invece, come si potrebbe pensare, di portare ad una possibile confusione, aggiunge al testo una ulteriore dinamicità. 

Ma Fringuella è soprattutto un atto d’amore.

 

Protagonista è infatti la mamma dell’autore. Una mamma bambina che si muove in un contesto di guerra e che divide la scena con un’altra grande protagonista che è la Taranto di quegli anni. E qui emerge una grande capacità descrittiva non soltanto di personaggi e luoghi ma di odori, sapori, umori del passato. La lettura si apre a gran parte dei sensi perché le descrizioni, oltre che molto curate, ci riportano ad una realtà che negli anni ognuno di noi, almeno una volta, ha sentito raccontare. Dai nostri nonni, da genitori anziani che ricordano la guerra avendola vissuta, appunto, da bambini. Da conoscenti, amici di famiglia. Da storie sentite qua e là. La Taranto di quegli anni, degli stenti e delle carrozze nei portoni. La Taranto dell’11 novembre del 40, illuminata a giorno dai bombardamenti. In questo contesto a noi così caro, (e vi assicuro che se non lo è lo diventa leggendo questo libro), si muovono i personaggi di una famiglia e di altre famiglie, storie che inevitabilmente si intrecciano assieme ai loro destini.

Un reticolo strettissimo di rapporti che ci fa toccare con mano anche quanto fosse forte, direi quasi indissolubile, il significato che in quegli anni assumeva la famiglia, come nucleo fortissimo di appartenenza.

Colpisce il carattere della protagonista, quella bambina ora 94enne, vivace e reattiva, tratti che peraltro, conoscendola, ha conservato perfettamente.

 

E colpiscono molto i contesti di sofferenza, fame e povertà. Una povertà dignitosa che non impediva agli uomini ed alle donne di quel tempo di guardare al futuro malgrado la guerra. Quasi una lezione per noi che negli ultimi due anni abbiamo vissuto un’altra guerra e spesso abbiamo perso le speranze, piegandoci su noi stessi e ciascuno nella proprio comfort zone, come si usa dire adesso. Ecco, all’epoca le comfort zone erano davvero poche. Non luoghi fisici ma la forza della famiglia, talvolta della fede, della speranza in un futuro che pure non si intravedeva.

Nemmeno il piatto in tavola poteva costituire una certezza perché a volte – come succede in uno dei tanti, anche eepisodi – dalla pentola spariva come per incanto la parte più consistente del pranzo e rimanevano solo gli aromi.

 

Un’ultima annotazione che faccio senza timore di spoilerare riguarda la cifra narrativa che è sempre, malgrado le ambientazioni, leggera e amabilmente ironica. Michele Tursi nasce peraltro come giornalista e questa sua professione in qualche modo emerge nella ricerca del chi cosa quando dove perchè. Nulla è sospeso. Tutto è chiaro, ma la nitidezza del racconto diventa, piuttosto che una semplificazione, un valore aggiunto.

Ultima modifica il Giovedì, 21 Ottobre 2021 15:17