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Giornale di Taranto - ALTA TENSIONE/ Bonifiche e revisione delle norme sul rischio sanitario, a Taranto monta la protesta
Domenica, 02 Gennaio 2022 18:44

ALTA TENSIONE/ Bonifiche e revisione delle norme sul rischio sanitario, a Taranto monta la protesta In evidenza

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L’ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie d’Italia, ad inizio anno di nuovo nel mirino delle proteste della politica e del mondo ambientalista. Due i temi alla ribalta in queste ore: lo spostamento, previsto nel dl Milleproroghe, di 575 milioni di euro dalla bonifica delle aree inquinate ai nuovi impianti per la decarbonizzazione della produzione dell’acciaio e la richiesta fatta da Acciaierie d’Italia al ministero della Transizione ecologica per rivedere alcune norme in materia ambientale e di prevenzione sanitaria del rischio. Annunciati già due sit in di protesta a Taranto: il 5 gennaio alle 10.30 in viale Magna con corso Italia, sotto un nuovo grande manifesto, da parte delle associazioni ambientaliste e il 7 gennaio alle 9.30 sotto la Prefettura da parte del sindacato Usb.

 

Per Nicola Oddati, della direzione nazionale Pd e commissario del partito a Taranto, è “inaccettabile tradire ancora una volta le aspettative del territorio, dirottando 575 milioni di euro dalle bonifiche ad interventi nello stabilimento”. Oddati rileva che “gli interventi mirati a liberare la fabbrica dalle fonti fossili sono uno dei punti fermi per il nostro partito e, a più livelli, lo abbiamo dimostrato.  Ma questo non significa - sottolinea Oddati- far scivolare in secondo piano un tema  essenziale e indispensabile per la rinascita della città, come appunto le bonifiche”

 

Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Verdi Europa, annuncia ricorsi alla Procura di Taranto e alla Corte di Giustizia. “E’ un golpe contro la salute quello in corso a Taranto” afferma Bonelli. “Il Mite - prosegue - ha chiesto, in data 23 dicembre 2021, al ministero della Salute, su sollecitazione di Acciaierie d’Italia, di ricalcolare i valori epidemiologici che hanno portato alla Valutazione del Danno Sanitario con rischio cancerogeno elevato”.

    “Acciaierie d’Italia - aggiunge Bonelli - ha chiesto al Mite di poter produrre di più e a condizioni meno restrittive dal piano ambientale e per questo chiede la revisione della valutazione del danno sanitario. Prontamente - rileva Bonelli - il Mite sollecita il ministero della Salute ad esprimersi sull’eliminazione dalla VDS del rischio cancerogeno legato all’attività produttiva dell’acciaieria”.

 

 Alessandro Marescotti, portavoce dell’associazione Peacelink, dichiara che l’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, “vuole una revisione della Valutazione Danno Sanitario (VDS) per evitare che venga riesaminata in senso restrittivo l’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale)”. Secondo Peacelink, l’azienda “vuole evitare che venga imposta una riduzione della produzione di coke e di acciaio” ma anche “l'adozione di misure a tutela della salute”. Peacelink rammenta che “la VDS aveva accertato un rischio cancerogeno inaccettabile dovuto alle emissioni dello stabilimento”. Peacelink parla di “offensiva in piena regola” e sostiene, in riferimento allo scioglimento anticipato del Consiglio comunale di Taranto con le dimissioni di 17 consiglieri su 32, che “la caduta del sindaco “potrebbe essere stata una delle mosse di questo piano ben congegnato”. L’ex sindaco Rinaldo Melucci ordinò infatti lo stop degli impianti inquinanti, ha vinto il primo grado di giudizio al Tar Lecce (dove l’azienda aveva fatto ricorso) ma ha poi perso al Consiglio di Stato. Condivide la linea di Peacelink anche un’altra associazione, Genitori Tarantini.

 

Contro il trasferimento col Milleproroghe dei 575 milioni, già intervenuti i deputati Ubaldo Pagano del Pd, Giampaolo Cassese dell’M5S e Giovanni Vianello del Gruppo Misto. I 575 mln fanno parte del sequestro di 1.171 milioni agli industriali siderurgici Riva, ex proprietari Ilva, e sono in un patrimonio destinato di Ilva in amministrazione straordinaria per le le bonifiche a Taranto. Per Mino Borraccino, consigliere delegato per Taranto del governatore regionale pugliese Michele Emiliano, che “questa ingente mole di denaro venga messa disposizione per la decarbonizzazione non attenua la gravità dell’atto”. “La decarbonizzazione - sostiene - deve essere avviata con i fondi statali e comunitari e invece quelle risorse servivano per le bonifiche ambientali”.

 

Contro il trasferimento col Milleproroghe dei 575 milioni, già intervenuti i deputati Ubaldo Pagano del Pd, Giampaolo Cassese dell’M5S e Giovanni Vianello del Gruppo Misto. I 575 mln fanno parte del sequestro di 1.171 milioni agli industriali siderurgici Riva, ex proprietari Ilva, e sono in un patrimonio destinato di Ilva in amministrazione straordinaria per le le bonifiche a Taranto. Per Mino Borraccino, consigliere delegato per Taranto del governatore regionale pugliese Michele Emiliano, che “questa ingente mole di denaro venga messa disposizione per la decarbonizzazione non attenua la gravità dell’atto”. “La decarbonizzazione - sostiene - deve essere avviata con i fondi statali e comunitari e invece quelle risorse servivano per le bonifiche ambientali”.