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Giornale di Taranto - LAVORO/ Acciaierie d’Italia presenta richiesta di cigs per 3000 dipendenti, produzione a 6 milioni di tonnellate non assicurano sostenibilità finanziaria
Martedì, 01 Marzo 2022 17:25

LAVORO/ Acciaierie d’Italia presenta richiesta di cigs per 3000 dipendenti, produzione a 6 milioni di tonnellate non assicurano sostenibilità finanziaria In evidenza

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 Acciaierie d’Italia ha consegnato ai sindacati la richiesta di cassa integrazione straordinaria per 2.500 lavoratori a Taranto e per 500 in altri siti aziendali. È L'ammortizzatore sociale è legato al piano industriale per ristrutturazione. L’azienda specifica che la richiesta di cigs vale dal 28 marzo 2022 al 27 marzo 2023 ma che la società dell’acciaio ha bisogno che l’intervento prosegua sino al 2024-2025. 

Volumi di produzione di 6 milioni di tonnellate sono “non sufficienti a garantire l’equilibrio e la sostenibilità finanziaria degli oneri derivanti dall’attuale struttura dei costi”. Lo scrive l’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, nella lettera consegnata ai sindacati per la cassa integrazione straordinaria per un anno per 3.000 addetti del gruppo di cui 2.500 a Taranto. Per l’azienda, “le attività di completamento degli investimenti e i vincoli connessi alla realizzazione del piano ambientale, condizionano i livelli produttivi che si attesteranno e permarranno nel periodo di costruzione e messa in esercizio dei nuovi impianti e della ristrutturazione di quelli in essere, su volumi di circa 6.000.000 tonnellate”.

    Nella lettera aziendale si dice che lo stop da marzo 2015 dell’altoforno 5, che rappresenta il 40 per cento della capacità produttiva dello stabilimento, ha comportato una sensibile riduzione di produzione della ghisa, solo in parte compensata dalla marcia dei restanti altiforni 1, 2 e 4, comunque già soggetti a fermate per le necessarie manutenzioni e/o revamping anche su ordine del Tribunale di Taranto”. “Acciaierie d’Italia - si legge nella lettera data ai sindacati per l cigs - intende riavviare l’altoforno 5 per incrementare la produzione degli impianti che insistono nell’area a caldo e al contempo promuovere investimenti volti a ridisegnare in chiave di futura sostenibilità ambientale, produttiva e finanziaria, il complesso delle unità produttive esercite”. Ricostruzione ed avvio di altoforno 5 avverranno, dice l’azienda, “con l’adozione delle migliori tecnologie ad oggi disponibili”. Si opererà infine anche con impianti “utili a consentire l’utilizzo di tecnologie complementari al ciclo integrale quali quelle rappresentate dai forni elettrici”. 

Nella lettera aziendale si dice che lo stop da marzo 2015 dell’altoforno 5, che rappresenta il 40 per cento della capacità produttiva dello stabilimento, ha comportato una sensibile riduzione di produzione della ghisa, solo in parte compensata dalla marcia dei restanti altiforni 1, 2 e 4, comunque già soggetti a fermate per le necessarie manutenzioni e/o revamping anche su ordine del Tribunale di Taranto”.

 

    “Acciaierie d’Italia - si legge nella lettera data ai sindacati per la cigs - intende riavviare l’altoforno 5 per incrementare la produzione degli impianti che insistono nell’area a caldo e al contempo promuovere investimenti volti a ridisegnare in chiave di futura sostenibilità ambientale, produttiva e finanziaria, il complesso delle unità produttive esercite”. Ricostruzione e avvio di altoforno 5 avverranno, dice l’azienda, “con l’adozione delle migliori tecnologie ad oggi disponibili”. Si opererà infine anche con impianti “utili a consentire l’utilizzo di tecnologie complementari al ciclo integrale quali quelle rappresentate dai forni elettrici”. 

Ultima modifica il Mercoledì, 02 Marzo 2022 08:11