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Giornale di Taranto -
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Si parlerà di sviluppo dell'area ionica venerdì sera quando, alle ore 18, tornerà a riunirsi il Consiglio provinciale di Taranto. Una seduta monotematica attesa da tempo e che non poteva più essere procrastinata nel tempo tante sono le problematiche che affliggono il territorio. Una seduta che si prospetta ricca di spunti e che saggerà la tenuta della nuova amministrazione targata Martino Tamburrano. Infatti quella di venerdì sera sarà il primo banco di prova per quelle larghe intese ripudiate dal centrosinistra ionica alla vigilia della tornata elettorale dello scorso ottobre ma, di fatto, uscita poi dalle urne grazie ai voti dei franchi tiratori del Pd. E ai temi dello sviluppo saranno inevitabilmente agganciati quelli della tutela ambientale visto che la questione Ilva continua a tenere banco corroborata dalla novità dello sblocco da parte della magistratura del miliardo e duecento milioni dissequestrato ai Riva e pronto ad essere impiegato negli interventi di bonifica della grande fabbrica. A questo si aggiunge il risultato dell'incontro romano di giovedì scorso con il sottosegretario Delrio nel corso del quale é stata ribadita la volontà del governo di investire sul porto di Taranto considerato, anche questo, strategico per l'area ionica e per il Paese. Non mancheranno anche i temi legati all'agroalimentare e ai tanti focolai di crisi che riguardano le aziende tarantine.

"Abbiamo certamente apprezzato le dichiarazioni giunte dalla Presidenza del Consiglio sull’importanza del settore siderurgico nell’economia nazionale, così come accogliamo con piacere un’eventuale visita del presidente del Consiglio a Taranto, per valutare di persona la situazione. Tuttavia riteniamo che, proprio in virtù di tale, riconosciuta importanza, si debba accelerare il passo e passare con decisione dalle parole e dagli annunci ai fatti concreti, per restituire speranza ai tanti lavoratori diretti e dell’indotto dell’Ilva, da troppo tempo abbandonati in balia degli eventi, assieme a un’azienda che stenta a ritrovare la via maestra, smarrita tanto tempo fa, all’epoca della sciagurata cessione, per un pugno di lire, alla famiglia Riva, cessione che ha portato solo fallimenti, nonché a un clamoroso tracollo industriale e occupazionale del quale stiamo pagando il conto, salatissimo, in questi ultimi anni".

Così Aldo Pugliese, segretario generale Uil di Puglia e di Bari-Bat, in una lunga lettera indirizzata al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al commissario Ilva, Pietro Gnudi, il quale spiega che "per rilanciare lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa", che quotidianamente garantisce un reddito a circa 17mila famiglie, "occorrono investimenti ingenti. Il miliardo e 200 milioni sequestrato ai Riva dalla magistratura milanese, e richiesto con forza dal commissario Gnudi, è sicuramente un ottimo punto di partenza ma non basta per sgombrare il campo dai dubbi e per garantire tutti quegli interventi necessari a rimettere a regime l’attività produttiva dello stabilimento in un ambito, finalmente, di sostenibilità ambientale e di rispetto per la salute dei cittadini e dei lavoratori. Abbiamo ripetuto in più frangenti - ricorda Pugliese - che, anche nel caso di vendita a una cordata di privati, occorrerebbe una solida garanzia a favore dello Stato e, quindi, dei cittadini, a cominciare da un rappresentante nel consiglio di amministrazione che vigili con attenzione sull’effettiva messa in campo degli interventi utili all’ambientalizzazione dello stabilimento e all’applicazione dell’Aia".

Per il segretario generale Uil Puglia, dunque, ben vengano gli investitori italiani o stranieri: "un aumento del capitale sociale, in questa fase, - sottolinea Pugliese - è fondamentale per poter guardare al futuro con ritrovato ottimismo. Come UIL di Puglia, però, siamo stati sempre favorevoli a un processo di nazionalizzazione dell’Ilva o quantomeno di forte partecipazione statale. Lo Stato e il Governo, piuttosto che sfidarsi quotidianamente sulle riforme della Costituzione, dovrebbero, in certi casi, limitarsi ad applicarla. L’articolo 42, infatti, è fin troppo chiaro nel disporre l’esproprio del privato per interessi generali: ebbene, l’Ilva è sicuramente un caso di interesse nazionale, un’azienda trainante nel settore, in grado di offrire lavoro, tra diretti e indiretti, a 17mila lavoratori, perno dell’economia e dell’industria italiana. Restiamo fermamente convinti - conclude Pugliese - che la mano dello Stato debba agire direttamente, procedendo quindi alla nazionalizzazione dell’Ilva e garantendo le disponibilità finanziarie per coniugare al meglio salute, tutela dell’ambiente e lavoro, ridando così solidità all’impresa e rendendola nuovamente operativa al cento per cento e competitiva sul mercato".

 

Quanto è importante per un qualsiasi porto di grandi dimensioni, nonché per i territori limitrofi, avere un terminal contenitori, oltre ovviamente ospitare sulle proprie banchine anche altre specificità di trasporto, quali merci varie, rinfuse solide e liquide, componenti di grandi impianti off-shore, grandi strutture metalmeccaniche, ro-ro, ro-pax, traghetti o navi di crociera?

Questa è la domanda, di grande attualità a Taranto in questo periodo, alla quale si cercherà di dare risposta nell’incontro pubblico, con ingresso libero e gratuito, "Il porto di Taranto con o senza terminal container" che si terrà alle ore 18.00 di domani, martedì 4 novembre, presso il Ristorante Nautilus, in viale Virgilio a Taranto.

La manifestazione è organizzata dal Propeller Club Port of Taras per discutere liberamente del presente e, soprattutto, del futuro del Porto di Taranto con tutti coloro che sono interessati allo sviluppo delle attività portuali e logistiche della capoluogo jonico e del territorio.

Per dare un qualificato contributo alla discussione all’evento interverranno tre esperti di livello nazionale del trasporto marittimo: Umberto Masucci, presidente nazionale de The International Propeller Clubs, Giovanni De Mari, presidente del Consiglio Nazionale degli Spedizionieri Doganali, e l’agente marittimo Vito Totorizzo.

Hanno già confermato la loro partecipazione l’ammiraglio Ermeneglido Ugazzi del Comando Marittimo Sud, GAZZI, il capitano di vascello (CP) Giuseppe Famà, comandante della Capitaneria di Porto di Taranto, e Luigi Sportelli, presidente della Camera di Commercio di Taranto.

 

Michele Conte, il presidente del Propeller Club Port of Taras che modererà i lavori, ha così presentato la manifestazione: «riteniamo che non sia opportuno entrare nel merito delle responsabilità della difficilissima congiuntura che sta attraversando il Porto di Taranto, in particolare per le vicende che stanno caratterizzando il Terminal contenitori con le problematiche occupazionali e le opportunità di sviluppo delle attività di logistica intermodale dell’intero porto e, in particolare, degli impianti di Taranto Logistica in corso di realizzazione».

Michele Conte ha poi auspicato che «la delicatezza delle trattative in corso con due primarie società straniere di vettoriamento (Evergreen) e di pura gestione terminalistica (Hutchinson), impone che, indipendentemente da eventuali errori e da interessi, si possa giungere ad una soluzione che non veda compromessi i diritti dei lavoratori, le convenienze economiche degli investitori e le opportunità di sviluppo del porto e del territorio».

Michele Conte ha poi concluso «per queste ragioni e in questo momento particolare per Taranto, abbiamo ritenuto utile che a parlarcene siano tre imprenditori meridionali che, dall’alto della loro esperienza nelle branche delle attività marittime in cui operano da anni con successo, ci possano aiutare a comprendere quali strade intraprendere in tempi di congiuntura mondiale e italiana dell’economia e, più in particolare, dell’economia marittima, evitando rappresentazioni banali e prive di qualsivoglia rapporto con la realtà oggettiva del comparto marittimo».

 

Doveva essere una giornata di festa il 1° Novembre, ma non lo è stato per tutti. Un ‘autista  del Ctp  in servizio sulla linea 16 sulla corsa delle ore 23 che da Porto Mercantile si dirigeva a Saturo è stato aggredito.             L’episodio è avvenuto  ad una fermata all’entrata di Lama: tre balordi, che erano sul bus, hanno tentato di picchiare il conducente colpendolo al volto semplicemente perché aveva aperto la porta per far scendere i passeggeri  .

La Fit – Cisl aveva segnalato più volte alla direzione aziendale del Ctp di Taranto che le corse serali sono problematiche ed in particolare la corsa delle ore 23 "che è ad alto rischio" e  dove "puntualmente succede di tutto, dal fumo di spinelli a scontri violenti, dallo sradicamento di sedili che vengono lanciati dai finestrini.

Ma ad oggi l’azienda CTP  - aggiunge la Fit Cisl - non ha adottato alcun provvedimento a tutela sia dei lavoratori che dei viaggiatori. Riteniamo  sia giunto il momento di passare dalle parole ai fatti e smetterla con i piagnistei di mancanza di risorse o quant’altro poiché la vita delle persone viene prima di qualsiasi esborso di denaro. Applicando la legge regionale n. 13 del 7 Aprile 2014 l’Azienda introiterebbe quegli incassi rivenienti dall’evasione tariffaria e risparmierebbe  migliaia di euro che attualmente sono costrette a spendere per i continui atti vandalici che quotidianamente si verificano sui bus".

Per questi motivi la Fit – Cisl auspica che l’incontro in Prefettura venga esperito nel più breve tempo possibile "per delineare gli interventi mirati di contrasto a questi episodi di inciviltà. Nel frattempo chiede ad Amat e Ctp di attuare un immediato intervento di prevenzione a tutela dei viaggiatori e dei lavoratori. Se le direzioni aziendali non daranno seguito a quanto richiesto le riterremo direttamente responsabili di negligenza al verificarsi di altri episodi di violenza".  

di PIERPAOLO D'AURIA

Nel salone degli specchi il sindaco Stefàno si é presentato insieme a parte degli assessori e ai capigruppo di maggioranza. Ad aspettarlo la stampa accreditata perché quello di questa mattina "é una semplice chiaccherata per illustrare, documenti alla mano, quanto é stato fatto fino ad oggi è per rispondere alle polemiche divampate in questi giorni sugli organi di informazione". Nervi scoperti che si chiamano Tempa rossa e, soprattutto, vicenda Boc con tanto di richiamo da parte della Corte dei conti. Tirata di orecchie che il sindaco Stefàno ha mal digerito perché, dice, "se ho mancato di rispondere é perché non ero in possesso della documentazione necessaria per chiarire punto per punto". Documentazione che il dirigente la Ragioneria "non ha consegnato al collega che gli subentrava nell'incarico. Un fatto grave che ha creato questa situazione" che il sindaco di Taranto conta di sanare con tanto di "lettera di scuse che invierò alla Corte dei conti insieme alla documentazione esaustiva dello stato dell'arte". Poi la precisazione, "doverosa nei confronti dei cittadini", perché l'organismo di controllo non paventa "alcuno scioglimento del Consiglio comunale ma, garbatamente, ci chiede chiarimenti come al punto 17 quando spiega che la mancanza di contraddittorio non ha reso possibile capire se le criticità evidenziate in passato siano state superate". Problemi che il sindaco subito dissimula e spiega che l'amministrazione é rientrata nel pieno controllo del suo patrimonio e che, anzi, rispetto all'anno precedente ha raddoppiato "le entrate dei fitti e controllato se chi abita nei nostri palazzi paga regolarmente i canoni di locazione. Dirò di più - aggiunge Stefàno - abbiamo quasi azzerato i fitti passivi e la prossima settimana comincerà il trasferimento degli uffici comunali di via Plinio nei locali di piazza Coperta. Questo comporterà per le casse del Comune un risparmio annuo di 800mila euro destinato a raggiungere la somma complessiva di 3 milioni di euro. Risorse che chi ci succederà nell'amministrazione della città potrà utilizzare per realizzare gli interventi necessari. Per cui - conclude Stefàno il capitolo Corte dei conti - non corriamo il rischio di alcuna infrazione". Su Tempa rossa, invece, "la nostra posizione non cambia. Eravamo per il no è siamo ancora per il no. Abbiamo chiesto solo il rinvio del consiglio comunale di qualche giorno, non di mesi, perché mancava il parere dell'Arpa che adesso c'è ed é negativo. Per dare gambe alla delibera di giunta c'è bisogno del via libera del consiglio comunale. A Roma vogliamo arrivare con una posizione univoca e non con più documenti altrimenti che figura faremmo! Del resto - sottolinea ancora Stefàno - il no a Tempa Rossa non vuol dire pregiudicare i lavori al porto. Quelli andranno comunque avanti anzi, domani, nel corso dell'incontro a Roma per il porto, potremo un quesito ad hoc perché il no a Tempa rossa é deciso ma non vogliamo correre il rischio che si blocchi l'approvazione del piano regolatore generale del porto. In questo caso - precisa il primo cittadino - ci sarà soltanto da rimodulare la delibera fermo restando, torno a ripeterlo, il nostro no a Tempa rossa ". E l'incontro di domani riveste importanza in quanto all'ordine del giorno c'è la questione Tct. Per la prima volta - sottolinea Stefàno - a Roma dal ministro Delrio Comune, Provincia, Regione, autorità portuale e sindacati si presenteranno con una posizione unitaria e un documento condiviso con il quale chiederemo al governo cosa intende fare e come muoversi saranno molto importanti per il rilancio dello scalo e della città. Chiederemo che inviti Tct a rivedere la sua posizione è, nel caso in cui persistesse sulla posizione di abbandonare Taranto, di individuare celermente un nuovo soggetto intenzionato a investire nello scalo ionico". Insomma, perdere Tct vorrebbe dire inasprire la difficile situazione occupazionale. Ecco, allora, la decisione di dotarsi di un voucher di lavoro per le persone in difficoltà. "A chi ci chiederà un aiuto economico - spiega il sindaco - noi daremo il voucher di lavoro con il quale potrà svolgere attività lavorativa retribuita in aziende o cooperative con noi convenzionate fino al raggiungimento della somma di cui ha bisogno ". Basta ai contributi comunali che arrivano a raggiungere, alla fine dell'anno, cifre da capogiro. Il servizio dovrebbe essere attivo tra una quindicina di giorni e potrà contare su una dotazione iniziale di 100mila euro destinata ad essere implementata. Poi per cercare di incrementare il turismo "abbiamo contattato compagnie spagnole e francesi perché facciano di Taranto una tappa delle loro crociere mentre mi sto occupando personalmente di pensare a strumenti per incrementare il turismo religioso". Sul fronte del rimpasto in giunta, questo avverrà entro i primi giorni della prossima settimana con un assessorato che sarà assegnato all'Udc mentre le deleghe dell'assessore Zaccheo saranno spalmate tra Attività produttive (assessore Scasciamacchia) e Cultura - Turismo (assessore Cosa). Il prossimo 4 novembre, invece, "a Roma, al ministero dell'Ambiente, tratteremo la questione della copertura dei parchi minerali. Incontro al quale - precisa il sindaco - ci presentiamo con tutti i documenti di nostra competenza in regola". Tra le altre novità, Stefàno ha annunciato di aver emesso un'ordinanza che prevede l'apertura del canile di stabulazione ("abbiamo speso qualcosa come 400mila euro per tenere una struttura che, per colpa della burocrazia, è chiusa da due anni ") mentre sul fronte parcheggi, "a fine novembre sarà pronto il parcheggio di via Pacoret (30-50 posti auto) dopo un anno di lavori rallentati da sopravvenuti problemi di staticità". Per i dirigenti comunali sono stati avviati corsi di formazione mentre permane l'emergenza "legata alla pianta organica. Dimezzataci dal dissesto - spiega Stefàno - non possiamo incrementare oggi per colpa della mannaia del patto di stabilità che ha comportato il trasferimento in meno di 80 milioni di euro dallo Stato. Ho dovuto attuare un provvedimento di grande rigore dicendo ai dirigenti di pagare quanto dovuto. Ogni altra spesa va rivista per non violare il patto di stabilità". Insomma, i prossimi due anni e mezzo, tanto manca alla fine della legislatura, saranno caratterizzati da un lavoro incessante "che oltre agli assessori coinvolgerà tutti. Per questo - conclude Stefàno - aumenterò le deleghe ai consiglieri comunali affinché tutti si sentano responsabilizzati".

"Bonificare. È questa la parola d’ordine che deve caratterizzare nell’immediato il percorso dell’Ilva verso l’auspicata uscita dall’ormai lunga fase di impasse. Accogliamo con soddisfazione  la  decisione  del gip del tribunale di Milano, Fabrizio D’Arcangelo, che ha permesso il trasferimento del tesoro da 1,2 miliardi di euro appartenente alla famiglia Riva, custodito nei paradisi fiscali".

Non ah alcun dubbio Mimmo Panarelli, segretario generale della Fim-Cisl, secondo il quale è auspicabile che le somme dissequestrate vengano utilizzate immediatamente dal commissario straordinario per l’adeguamento dello stabilimento tarantino alle prescrizioni previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale.

"Per certi versi - sostiene Panarelli - il provvedimento del gip milanese sposa il pensiero che la Fim-Cisl ha da sempre espresso, ossia che i soldi per l’ambientalizzazione fossero messi sul tavolo dalla famiglia Riva. Finalmente, attraverso questo nuovo atto della magistratura, intravediamo la possibilità concreta affinché, in tempi brevi, vengano avviati tutti i lavori necessari per lo stabilimento ionico. I cittadini di Taranto, così come i dipendenti della fabbrica, - conclude il segretario Fim - possono sperare,  con un pizzico di serenità in più, di vivere e lavorare in un territorio più sicuro. Per quanto ci riguarda la notizia ci dà una ulteriore carica per affrontare con maggiore determinazione la vertenza, iniziando ad intravedere nel lungo tunnel delle incertezze, seppur ancora distante, uno spiraglio di luce. Ci auguriamo, a questo punto, che il commissario Gnudi incontri, quanto prima, il sindacato per informarlo circa i tempi di attuazione dell’Aia. Un’occasione importante che speriamo possa contribuire ad infondere fiducia anche alla luce dei prossimi sviluppi, in materia di passaggio di proprietà".

 

L'Ilva di Taranto potrà essere ambientalizzata con i soldi dei Riva. Le risorse sequestrate alla famiglia Riva dai giudici di Milano, oggi messe a disposizione del commissario straordinario dell'Ilva Piero Gnudi, rappresentano la possibilità di aprire i cantieri previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale e far proseguire il progetto di risanamento dello stabilimento siderurgico”.

Così commenta la notizia l'on. Michele Pelillo, vicepresidente della commissione Finzanze della Camera dei deputati. “E' una notizia - aggiunge - di straordinaria importanza; rappresenta un parziale risarcimento al danno ambientale causato dalla grande industria e subìto da Taranto e dalla provincia ionica. La decisione del gip Fabrizio D'Arcangelo, che ha espresso parere favorevole al trasferimento delle somme, valorizza, confermando la sua determinazione ed efficacia, l'intervento legislativo del governo e del Parlamento, che con gli ultimi due decreti aveva stabilito, tra le priorità, l'uso dei fondi sequestrati (anche in inchieste per reati diversi da quelli ambientali) a favore dell'ambientalizzazione. Da oggi, finalmente, - conclude il deputato tarantino del Pd - si potrà procedere speditamente con i lavori, con l'obiettivo di riprendere il passo e accorciare i tempi del risanamento, dilatati anche dalla carenza di risorse. Speriamo che questa sia soltanto la prima di una serie di buone notizie”.

Di diversa opinione è, invece, Angelo Bonelli, coportavoce nazionale dei Verdi e consigliere comunale a Taranto. "Ora queste risorse della famiglia Riva saranno utilizzati per realizzare gli interventi sugli impianti dello stabilimento Ilva di Taranto previsti dall'Aia. Ma un interrogativo sorge spontaneo: chi pagherà le bonifiche per risanare i terreni agricoli contaminati dalla diossina, le falde e il mare inquinato e i danni alle parti civili? Arpa Puglia - aggiunge Bonelli - ha stimato che i danni provocati dall'inquinamento sono intorno ai 4-5 miliardi di euro. Dove sono i soldi per fare le bonifiche e più precisamente i Riva avranno disponibilità economiche tali da applicare il principio chi inquina paga? E' legittimo, purtroppo, pensare che, come sempre, le bonifiche in Italia non si faranno e il disastro ambientale provocato dall'Ilva sui terreni, le falde e nelle aree circostanti rimarrà lì per sempre. I soldi sequestrati ai Riva, sbloccati per legge, andranno ad essere investiti sugli impianti ma le bonifiche non le farà nessuno e il disastro ambientale rimarrà lì come un monumento a futura memoria, monumento di cui faremo volentieri a meno".
Per il segretario provinciale del Pd, Walter Musillo, invece, si tratta "di un risultato straordinario che ripaga dell’impegno profuso il Pd e tutti coloro che si sono battuti per tenere insieme due diritti fondamentali: l’ambiente e il lavoro. Questa scommessa, in cui i democratici hanno caparbiamente creduto e che ha prodotto ben 5 provvedimenti legislativi, oggi sta avendo successo. Le leggi approvate per Taranto stanno funzionando non solo perché consentono di mettere a disposizione del risanamento ambientale importanti risorse, ma anche perché consentono di snellire le procedure burocratiche e, quindi, di procedere in tempi brevi ad attuare le prescrizioni dell’Aia, diventata legge, che rappresentano l’unico modo per rendere l’azienda siderurgica ecosostenibile. Invece, - conclude Musillo - chi ha scommesso sul fallimento della possibilità di coniugare ambiente e lavoro ed ha puntato sulla chiusura della fabbrica, oggi non può che riconoscere la validità delle leggi approvate per Taranto. Il provvedimento di sbocco di 1,2 miliardi rappresenta l’apertura di una fase nuova che contribuisce a salvaguardare i posti di migliaia di lavoratori ma rappresenta, con i lavori di ambientalizzazione, anche una importante opportunità per l’economia del territorio".
 

Una boccata d'ossigeno (e sembra quasi un paradosso scriverlo!) per l'ilva. Il Gip di Milano Fabrizio D'Arcangelo, infatti, ha accolto la richiesta avanzata dal commissario straordinario dell'Ilva, Piero Gnudi, di sbloccare e trasferire nella casse del gruppo 1,2 miliardi di euro circa, cifra sequestrata dalla procura di Milano nell'inchiesta a carico di Adriano Riva e due commercialisti.

Il giudice D'Arcangelo ha così accolto la richiesta avanzata lo scorso 11 settembre dal commissario Gnudi in forza della legge "Terra dei fuochi" che prevede al suo interno una disposizione ad hoc sull'argomento.

"Accertata la manifesta infondatezza" delle questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla difese, "occorre rilevare - si legge nel provvedimento - come sussistano nel caso di specie tutti i presupposti per procedere al trasferimento previsto dalla norma".
 

Come si ricorderàil denaro fu sequestrato nel maggio del 2013 nell'ambito dell'indagine dei pm Stefano Civardi e Mauro Clerici nei confronti di Adriano Riva e di due commercialisti accusati di truffa ai danni dello Stato e di trasferimento fittizio di beni. Nello sbloccare l'1,2 miliardi, il gip D'Arcangelo ha disposto la conversione dei beni in azioni "a titolo di futuro aumento di capitale" dell'Ilva (saranno usati per il risanamento ambientale). "Le azioni di nuova emissione - scrive il giudice - dovranno essere intestate al Fondo unico giustizia e, per esso, al gestore ex lege Equitalia Giustizia spa".

 

“Devo aver punto sul vivo l'Assessore Nicastro se mi risponde, in buona compagnia con il Consigliere Lospinuso di FI, su Tempa Rossa in maniera così scomposta e scorretta. Prendo atto della sua precisazione sulla Relazione dell'Arpa alla Commissione regionale Ambiente, ma come mai un Assessore accorto come lui ha preferito mandare in pasto ai giornali una nota che sarebbe dovuta rimanere all'interno dell'Amministrazione?"
Alfredo Cervellera, consigliere regionale di Sel, non ha perso tempo e alle critiche dell'assessore regionale Nicastro ("Perchè Cervellera quando era assessore non ha stoppato il progetto Tempa Rossa?") ha subito risposto non andando certo per il sottile. E a Nicastro, come prima cosa, ricorda dinon essere mai stato assessore all'Ambiente del Comune di Taranto. "come lui mi attribuisce", semmai assessore all'Urbanistica da luglio 2007 a marzo 2010".
Ma, questo, è solo il prologo alle bacchettate più pesanti. Infatti, Cervellera fa prfesente a Nicastro che, "come assessore ma sopratutto come magistrato", dovrebbe sapere che "quando si approva un Piano Regolatore Portuale non sono segnalate da nessuna parte le temporanee concessioni per l'uso delle infrastrutture ma, oggettivamente, l'utilità delle stesse per lo sviluppo del porto: quindi da nessun atto, e sfido a provare il contrario, si evince o si fa un qualsiasi cenno a Tempa Rossa".

Cervellera poi puntualizza che l'allungamento del pontile, allora come oggi, veniva giustificato dall'Autorità Portuale "col fatto che le petroliere che raggiungono Taranto attraccano ad un'immensa boa al centro del Mar Grande con pericolo di possibili sversamenti del petrolio a causa di avverse condizioni meteo marine, che in rada possono essere scongiurate. Un fatto oggettivo e non soggettivo, come oggi viene capziosamente fatto credere. Per la cronaca il Piano Regolatore Portuale portava un ritardo di anni dalla sua elaborazione. Era stato discusso a fondo dal precedente Consiglio comunale ed aveva ricevuto il placet del Commissario straordinario al Comune di Taranto, per cui si rischiavano senza l'approvazione di questo strumento urbanistico di far perdere centinaia di milioni di finanziamenti pubblici per rilanciare una infrastruttura che era, all'epoca come oggi, l'unica vera speranza per un'alternativa di sviluppo per il nostro territorio".
Ragion per cui, il consigliere regionale di Sel si dice orgoglioso del fatto "che in soli sei mesi feci approvare, all'unanimità dal Consiglio comunale, quel Piano Regolatore del Porto, dando la possibilità all'Autorità Portuale, nonostante i macroscopici ritardi della burocrazia a tutti i livelli, di poter intercettare milioni di finanziamenti per rilanciare il porto di Taranto. Detto ciò, il Consiglio comunale è autonomo nel decidere i destini del proprio territorio: oggi siamo nel 2014 e non nel 2007, Taranto ha piena contezza della devastazione ambientale subita, non solo dall'Ilva ma da tutte le industrie presenti nel nostro territorio e un rimedio va trovato da chi istituzionalmente rappresenta tutti i cittadini. Con la mia  Legge regionale sulla Valutazione del Danno Sanitario - ricorda Cervellera - abbiamo ottenuto che a Taranto sia impedita qualsiasi altra immissioni di velenosi inquinanti per non aggravare le già precarie condizioni di salute dei cittadini.  Chiedo certezze scientifiche da chi è preposto a farlo, di qui la mia mozione".
Finito con Nicastro si passa al consigliere regionale di Forza Italia, Lospinuso. "Siamo stufi - dice Cervellera - di sentire Lospinuso, che ci parla di nuova occupazione per soli 30 posti quando dovremmo, invece, da consiglieri regionali dare la sicurezza ai tarantini che i nuovi impianti non producano altre malattie e morte. Ma dimenticavo che Lospinuso non è di Taranto, ma vive a 50 Km di distanza e si crede al sicuro.
Io mi batterò per il diritto alla vita, per questo spero che il Consiglio comunale di Taranto ribadisca la sua volontà contraria a Tempa Rossa  per impedire, in tempo utile e non alle calende greche, che Roma possa decidere da sola sul destino dei  nostri concittadini. Per concludere: caro Assessore Nicastro ti prego di usare le tue preziose energie non per utilizzare argomenti pretestuosi e falsi ma, come tuo dovere, per contrastare un progetto che aggraverebbe le condizioni ambientali e sanitarie di Taranto. Ribadisco - conclude Cervellera - di aver apprezzato la delibera di Giunta in cui si chiede di rivedere l'Aia ma non è sufficiente: bisogna contrastare il Governo, anche ricorrendo alla Consulta, per impedire che il destino dei pugliesi sia deciso dall'alto e non dagli stessi”.

Si aprono positivi spiragli per fronteggiare l’emergenza randagismo. Il Tar di Lecce ha fatto luce su una complessa vicenda riguardante il canile municipale e che vede il Comune di Taranto opporsi ad Ecolife srl. E’ proprio dei giorni scorsi, infatti, la sentenza del TAR che ha rigettato il ricorso proposto da Ecolalife srl, con il quale la società aveva richiesto il riconoscimento di un credito di circa ottocentomila euro al Comune di Taranto, a titolo di corrispettivi contrattuali che avrebbe maturato per la realizzazione e gestione del canile municipale, nell’ambito di un appalto aggiudicato nel 2003.

La sentenza favorevole per l’Ente è l’esito della ricostruzione, minuziosa e dettagliata, che il Comune di Taranto, ha reso del rapporto con la società ricorrente nel corso del tempo. Nell’excursus storico, il Comune di Taranto, infatti, ha portato avanti quelle motivazioni consistenti per resistere alla richiesta di riconoscimento degli ulteriori corrispettivi avanzati dalla società. Inoltre ha fatto rilevare che Ecolife aveva realizzato una struttura sottodimensionata rispetto a quella offerta in gara. Nulla da dare ad Ecolife, dunque. Ma la questione non si chiude qui, anzi rimangono irrisolti, fino ad espressione del giudice competente, altri nodi gordiani legati soprattutto alla questione della proprietà del canile, rivendicata da Ecolife, ma a giudizio del Comune "assolutamente infondata". Anche su questo punto, il Comune di Taranto vuole vederci chiaro ed ha conferito mandato ai propri legali di esaminare tale circostanza. Infatti, sul fronte dell’emergenza, per il Comune di Taranto, rientrare nel pieno possesso del canile, significherebbe dare risposte consistenti, certamente non risolutive ma significative, al fenomeno del randagismo che tanto affligge il territorio, potendo disporre di quelle strutture adeguate per l’accoglienza dei cani che ad oggi risultano insufficienti.

"Anche questa volta - ha commentato il sindaco - devo dare merito al lavoro degli uffici che hanno scavato nelle carte e nel passato per ricostruire minuziosamente gli eventi che ci danno ragione. E di questo ne è convinto anche il giudice ammnistrativo. E’ certamente una nuova pagina che almeno apre una strada in salita anche sulle questioni relative alla proprietà del canile. Sul fronte del randagismo  - ha concluso Stefàno - non abbassiamo mai la guardia e lavoriamo per individuare soluzioni che interessino le strutture dei canili o dei rifugi, che coinvolgano le associazioni degli animalisti ma anche per portare avanti azioni concrete per reprimere comportamenti che favoriscono il dilagarsi del fenomeno".

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