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Giornale di Taranto -
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Attenzione

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I lavoratori del servizio pulizie negli asili nido comunali sono pronti a scendere sul piede di guerra. E lo faranno lunedì prossimo, 27 ottobre, quando dalle ore 9.30 alle 11.30 terranno un sit in, insieme alle organizzazioni sindacali, sotto Palazzo di Città nella speranza di poter essere ricevuti dal sindaco Stefàno. Causa scatenante la protesta il ritardo della corresponsione della mensilità di settembre da parte del consorzio Thesis, titolare dell'appalto. A denunciare lo sttato di cose sono Giovanni D'Arcangelo e Antonio Arcadio, segretari generali rispettivamente della Filcams-Cgil e della Fisascat- Cisl.

"Ancora una volta, per l’ennesima volta, - fanno presente D'Arcangelo e Arcadio - poniamo in evidenza le inadempienze contrattuali dell’intero consorzio affidatario dell’appalto dei servizi di pulizie presso gli asili nido del Comune di Taranto, ovvero il “Consorzio Thesis”, il quale non ha ancora corrisposto le competenze retributive di settembre 2014, così come per ogni mese non corrisponde quanto dovuto nei termini contrattuali previsti. A tal proposito, oltre a segnalare l’inadempienza contrattuale del consorzio di cui sopra, - concludono - evidenziamo la responsabilità della stazione appaltante (il Comune di Taranto, ndr) ai sensi dell’art. 29 del dlgs 276/2003".

Si amplia l’offerta di servizi della Camera di commercio di Taranto con due utili ed importanti novità: visure anche in lingua inglese e fatturazione elettronica. In questo modo il sistema camerale va incontro alle esigenze delle imprese e del mercato, nell’ottica della semplificazione, della trasparenza e dell’innovazione.

Il Registro Imprese “parla” inglese

Da pochi giorni, anche a Taranto, i certificati e le visure camerali riportano, a richiesta, la versione in lingua inglese affiancata a quella italiana. L’innovazione introdotta dal decreto “Destinazione Italia” punta a creare misure per favorire gli investimenti in Italia da parte delle imprese estere e dall’altra facilitare l’accoglienza delle imprese italiane nell’ambito delle economie straniere.

Si tratta di un’importante novità destinata a favorire soprattutto le imprese  impegnate in attività di import-export che saranno, così, agevolate al momento di fornire la documentazione richiesta dalle Autorità straniere. Ottenere un certificato in lingua inglese direttamente dalla Camera di commercio o sul portale registroimprese.it, senza doversi avvalere di una traduzione giurata, costituisce per l’azienda un risparmio di tempo e costi. Inoltre, l’utilizzo del certificato in lingua inglese presso uno Stato estero sarà esente dall’imposta di bollo.

Ulteriore elemento di vantaggio dei nuovi certificati in lingua inglese è costituito dalla presenza nella prima pagina del “QR Code”, il nuovo codice identificativo dei documenti ufficiali delle Camere di commercio grazie al quale chiunque potrà verificare, direttamente da smartphone e tablet, la corrispondenza tra il documento in suo possesso e quello archiviato dal Registro Imprese.

Il Registro Imprese, definito dal Codice dell’Amministrazione Digitale come una delle basi di dati di interesse nazionale, conferma la sua natura di strumento di trasparenza economica e intende fornire nuovo impulso al processo di internazionalizzazione delle imprese italiane, rendendo più fluidi i rapporti con le economie straniere.

Fattura elettronica, nuovo servizio per le Pmi fornitori della PA.

Un altro utile servizio on line disponibile attraverso il sito della Camera di commercio di Taranto (http://www.camcomtaranto.gov.it/), è la fatturazione elettronica dedicata alle piccole e medie imprese iscritte alle Camere di commercio che abbiano rapporti di fornitura con le Pubbliche amministrazioni. Il nuovo strumento, messo a disposizione dal Sistema Camerale in collaborazione con l’Agenzia per l’Italia digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed Unioncamere, pensato per tutti i piccoli fornitori della Pa, consente la trasmissione del documento contabile obbligatorio senza alcun onere per l’impresa.

L’obiettivo è quello di favorire l’adeguamento delle imprese alle nuove regole di fatturazione con una rapida e completa transizione verso l’utilizzo delle tecnologie digitali, in una strategia pubblica di inclusione digitale.

A fare da “ponte” e da volano sul territorio continuerà ad essere la Rete Camerale. Dal sito della Camera di commercio di Taranto, infatti, è possibile connettersi direttamente con la piattaforma https://fattura-pa.infocamere.it che fornisce contenuti informativi sulla fatturazione elettronica e che ospita anche il nuovo servizio, consentendo alle imprese la creazione e la completa gestione di un limitato numero di fatture nell’arco dell’anno.

Le Pmi possono così adeguarsi alla nuova realtà digitale, semplicemente collegandosi al portale di servizio segnalato sulle home-page delle Camere di commercio e dell’Unioncamere, senza dover scaricare alcun software.

Al servizio si accede previo riconoscimento del titolare dell’impresa tramite la Carta Nazionale dei Servizi (CNS), strumento introdotto dal Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) per l’accesso telematico ai servizi della PA, consentendo la compilazione del documento contabile, l’individuazione della PA destinataria, l’apposizione della firma digitale, l’invio e relativa conservazione a norma.

Nel corso degli ultimi anni le Camere di commercio hanno già rilasciato a moltissimi imprenditori almeno una CNS dotata di certificato di firma digitale; chi ne fosse ancora sprovvisto può ottenerla rapidamente presso la stessa Camera di commercio di Taranto o presso i suoi incaricati alla registrazione diffusi sul territorio provinciale.

 

di PIERPAOLO D'AURIA

La verve è sempre la stessa come il coraggio di dire le cose per quelle che sono. Giorgio Assennato, direttore di Arpa Puglia, non si tira indietro e al dibattito  “L’aria che tira”, organizzato dal quotidiamo online “Giornale di Taranto” diretto da Angelo Lorusso (incontro moderato dal collega Michele Tursi e al quale è intervenuta anche l’ing. Barbara Valenzano, custode giudiziario dell’Ilva),  non le manda a dire al commissario per le bonifiche, Corbelli.

“L’Arpa – racconta – ha inviato al commissario un dettagliato documento tecnico-scientifico riguardante la bonifica di Mar Piccolo. Non capisco perché ancora quel documento non sia stato reso pubblico nonostante avessimo chiesto di poterlo fare.

” E dà i quindici giorni al commissario Corbelli altrimenti “quel documento lo divulgherò io stesso” perché  “non si può continuare a giocare con la vita dei tarantini. Sono pronto a sfidare il contratto di consulenza tra noi e il commissario per le bonifiche e a renderlo ripeto,  comunque noto se non lo dovesse fare lui. Le istituzioni non possono continuare ad alimentare la sindrome di Gaza nei tarantini. E le recenti normative su Taranto e sull’Ilva “rafforzano questa sensazione di accerchiamento“.

Poi l’impegno, che  è uno e uno solo: garantire ai tarantini e, soprattutto, ai cittadini del quartiere Tamburi la possibilità e il diritto di respirare aria di qualità al di là della contingenza specifica che ha portato ad un miglioramento dei livelli di inquinamento solo perché la produzione Ilva è diminuita.

Più che parlare dell’aria che tira a Taranto, ha sottolineato il prof. Assennato, ritornato dopo tanto tempo nella città dei due mari (“Ho litigato con mia moglie perché avevo giurato che non avrei mai più messo piede a Taranto”, confiderà poco prima del suo intervento) occorre parlare “dell’aria che ha tirato per decenni a Taranto”.

Presenta un bicchiere mezzo pieno per parlare della parte mezza vuota perché, dice, “va visto soprattutto quello che si poteva fare e non è stato fatto”. Allora via, si parte, con dati e circostanze, e la prende un po’ da lontano, dal 2006 quando le centraline di rilevamento “non rilevavano nulla” e inquinanti come il pm10 “non venivano presi in considerazione”.

Sulle diossine, poi, ricorda come il problema fosse stato sollevato da un’associazione ambientalista e subito “notai che in nessun laboratorio dell’Arpa in Puglia era possibile analizzare i campionamenti” tanto è vero che rilevamenti sul camino E312 “li fece un’azienda di Bologna” mentre le analisi “un laboratorio di Marghera”.

Preistoria o archeologia ambientale, questione di punti di vista perché oggi “Taranto ha un laboratorio accreditato in grado di effettuare tutti i tipi di controllo sugli agenti inquinanrti. Un laboratorio che dovrebbe diventare un polo di riferimento per l’Italia meridionale con Taranto sede principale, Metaponto come sede secondaria, al servizio di Calabria e Molise”. Questo è il bicchiere mezzo pieno che ha permesso di offrire un quadro della situazione, drammatico, che prima non era possibile delineare per via di leggi dello Stato che prevedevano limiti che riportavano nella norma, come accettabili,  dati che, invece, erano da considerare fuori dalla norma. “Dimostrazione del fatto che le lobbies siderurgiche sono intoccabili”.

Ma l’Arpa, e con lei la Regione Puglia, è andata avanti per la sua strada, sfornando dati su dati nonostante le accoglienze gelide del ministero dell’Ambiente e del suo staff  “troppo spesso assimilabili a una succursale del ministero dello Sviluppo economico”, aggiungerà il direttore di Arpa Puglia.

Poi c’è il bicchiere mezzo vuoto con l’impossibilità di creare, in tempi non sospetti,  il centro Ambiente e salute istituzione che soltanto adesso sta cominciando a muovere i primi passi ma dal 2009, quando doveva nascere, tempo prezioso se ne è perso grazie anche al decreto 155 (ministro Prestigiacomo) “che poneva la parola fine su interventi tecnico-scientifici sulla difficile situazione tarantina”. E nel bicchiere mezzo vuoto Assennato ci mette anche la querelle in atto con il commissario per le bonifiche.

“Le mie – aggiunge per fugare ogni dubbio - non sono esternazioni né valutazioni politiche, come qualcuno potrebbe pensare, perché non mi candiderò mai” a dispetto di quanto “mi attribuiva, nelle intercettazioni telefoniche, l’avvocato Perli (legale dell’Ilva, ndr)”.

Poi il merito di aver fatto introdurre nell’Aia la faccenda dei winds day perché “abbiamo dimostrato come, riducendo la produzione nei giorni particolarmente ventosi, la qualità dell’aria migliora”.

Comunque da luglio 2012 a oggi il bicchiere com’è? Assennato si chiude  in difesa e poi rilancia perché le misure dei custodi giudiziari, le chiusure della maggioranza delle batterie delle cokerie e altri interventi “hanno portato inevitabilmente ad un miglioramento delle emissioni di benzo(a)pirene”.

Allora via con le slide, per capire numeri e situazione e parlare di valutazione del danno sanitario e dimostrare che gli studi di epidemiologia, come da più parte richiesti, vanno effettuati con cognizione di causa “altrimenti, paradossalmente, potrebbero fornire dati non conformi alla realtà”.

Intanto la questione dell’Aia resta tutt’ora aperta perché, ha spiegato l’ing. Barbara Valenzano, custode giudiziario Ilva,  i tempi di attuazione sono prorogati per vie dei vari decreti intervenuti che procrastinano al 2016 e, in alcuni casi al 2018, gli interventi per la compatibilizzazione ambientale dell’Ilva”. Quindi, la favola del 75% degli interventi realizzati nello stabilimento siderurgico raccontata dal commissario Gnudi “non sono riscontrati dall’Arpa”, per cui si tratterebbe di interventi realizzati “sicuramente importanti ma non quelli che hanno un impatto maggiore sull’abbattimento delle emissioni inquinanti. L’abbattimento del livello produttivo comporta, gioco forza. – ha aggiunto la Valenzano -  l’abbattimento del benzo(a)pirene ma non vuol dire che tutto è migliorato per cui non è possibile fare raffronti e dire se impianto è efficiente o meno”.

Via al dibattito e si comincia con Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, che subito legge quanto previsto dalla prescrizione  21 dell’Aia secondo la quale “ora dovremmo avere una mappa delle emissioni diffuse, che non abbiamo, e capire l’ammontare complessivo degli idrocarburi policiclici. Vorremmo sapere se nel 2014 queste nubi sono state quantificate visto che i dati sono fermi al 2010” mentre Fabio Millarte (Wwf) chiede perché “le centraline di monitoraggio all’interno dell’Ilva non sono state riposizionate visto che erano sistemate in modo sbagliato”. E, ancora, c’è chi ha chiesto come funzionano, effettivamente, i winds day e quale sarà il fabbisogno sanitario per Taranto? E l’Aia non prevedeva la fine degli slopping? Poi, dice Pluchino, imprenditore tarantino, ci sono dati “difficilmente interpretabili dai cittadini. Quanti tumori ci aspettiamo nella zona Tamburi? E perché, ha poi chiesto un operaio dell’area a caldo, le centralne delle cocherie ”sono state chiuse e bagnata la strada circostante?”

Per quanto riguarda il discorso delle centraline, l’ing. Valenzano ha fatto presente che “è stata fatta un’informativa all’autorità giudiziaria e al ministero mentre per gli slopping c’era una prescrizione che prevedeva l’utilizzo di un sistema automatico che, di fatto, fallisce perché le operazioni sono manuali. Anche in questo caso sono state fatte le dovute segnalazioni e comunicazioni”. Insomma, siamo di fronte a “una prescrizione disattesa”.

Comunque la titolarità dei controlli “è di Ispra perché noi facciamo da supporto ma quando troviamo qualcosa che non va informiamo subito le autorità competenti”, ha subito puntualizzato il prof. Assennato per far capire che non tutto può e deve essere imputato all’Arpa. “Non mi è piaciuto – ha aggiunto - che nei giorni scorsi sia venuto a Taranto il ministro Giannini a inaugurare macchinari incelofanati (il polo scientifico-tecnologico, ndr) che resteranno tali per molto tempo quando avevamo proposto di metterli a dispisizione di Arpa” che, rispetto alla Asl di Taranto, “non ha avuto una risorsa umana in più mentre per l’azienda sanitaria piovevano euro e deroghe al patto di stabilità”. Poi una stoccata al progetto Tempa Rossa. “Total ha spiegato che non ci sarà alcuna nuova emissione inquinante e che, comunque sono previste compensazioni ma non abbiamo ricevuto, a riguardo, informazioni progettuali. Nell’area tarantina qualunque incremento di emissioni sarà insopportabile. La partita Tempa Rossa è aperta soltanto perché il Comune di Taranto non vuole rilasciare le concessioni edilizia mentre per quanto riguarda tutti gli altri aspetti è già tutto definito”.

Insomma, il bicchiere Taranto è mezzo pieno o mezzo vuoto? Mah, la sensazione è che qualcuno abbia rubato il bicchiere!

E’ Giordano Fumarola, 35 anni, operaio della centrale elettrica dell’Ilva, il nuovo segretario generale della Filctem Cgil, il sindacato di categoria che riunisce sotto l’egida della sua insegna i lavoratori della chimica, del tessile, dell’energia e delle manifatture.

Già componente della segreteria Fumarola prende il posto che fu dell’attuale segretario generale della CGIL di Taranto, Giuseppe Massafra, confermando con la sua nomina anche l’importante attività di ricambio generazionale in atto in riva allo Jonio all’interno del più importante sindacato italiano.

La nomina di Giordano Fumarola arriva alla fine del direttivo della Filctem svoltosi questa mattina a Taranto.

"Sarò il segretario generale e l’operaio insieme – ha detto Fumarola – perché è in quel luogo di lavoro, così come in tutte le altre fabbriche della nostra terra, che si mantiene il contatto con la realtà, con le esigenze vere dei lavoratori, in un processo di scambio continuo tra rappresentanti e rappresentati, alla base della democrazia, che non ho nessuna intenzione di deludere".

C’è bisogno di energia e di una moderna visione del mercato del lavoro – ha detto il segretario generale Cgil, Massafra – e ciò per noi significa nuovi diritti e nuove conquiste e non compromissione delle tutele ad oggi esistenti. Ecco perché al nuovo segretario della Filctem vanno gli auguri di tutta la Cgil in un passaggio di testimone che gli consegna l’eredità culturale di una storia lunga più di cento anni, capace però di rinnovarsi e confermarsi nel tempo. Il fronte dei diritti questo che continueremo a difendere anche con l‘iniziativa del prossimo 25 ottobre a Roma contro il disegno di smantellamento dei diritti contenuto del Job Acts.

"Resto al mio posto per senso del dovere e per rispetto nei confronti di una categoria che delle polemiche infruttuose e strumentali non sa davvero che farsene. Questo modo di operare è pura rappresaglia in vista delle prossime scadenze elettorali ed è il segno evidente dell’incapacità del centro destra di avere atteggiamenti di responsabilità e rigore rispetto a temi che riguardano la sopravvivenza e la salvaguardia di un settore strategico per la Puglia come quello agroalimentare".

Così l’assessore Nardoni che subito dopo la conferenza stampa del Gruppo di Forza Italia torna sui temi che avrebbero mosso la mozione di sfiducia nei suoi confronti.

"Su tutti i temi in questioni (Xylella, PAC, PSR) abbiamo relazionato in dibattiti pubblici, in consiglio regionale, nei lavori delle commissioni competenti, spiegando e fornendo importanti contributi anche con il supporto di tutto il partenariato economico-sociale che ha condiviso ogni passo del percorso nella formazione delle decisioni. Ma evidentemente non devo essere molto simpatico ai consiglieri regionali di Forza Italia che continuano, malgrado le spiegazioni date in sede istituzionale, ad avare posizioni preconcette e immotivate. Ma si sa - aggiunge Nardoni - non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, anche quando in IV Commissione consiliare venivo chiamato a relazionare sul PSR e il consigliere Mazzei sosteneva che fosse la prima volta che se ne parlava, mentre esisteva una mia dettagliata relazione agli atti del Consiglio già presentata nel mese di luglio. E che dire del consigliere Marmo che si rifiuta di ascoltare la mia relazione in commissione salvo poi ritenere l’esposizione fatta addirittura sommaria: sedici pagine e 50 slides che punto per punto illustravano le strategie e le misure attivate dal PSR 2014/2020 pubblicate peraltro anche sul sito del programma di sviluppo rurale. A me non serve il parere incompetente e di parte dei consiglieri di Forza Italia – continua Nardoni -  Mi basta la condivisione unanime di tutto il partenariato economico e sociale, organizzazioni datoriali di categoria e sindacali che hanno apprezzato pubblicamente il lavoro fatto e, sottoscritto con me un documento di condivisione del PSR 2014/2020 proprio alcune settimane fa in Fiera del Levante. Così come non serve all’agricoltura pugliese l’allarmismo inutile del centro destra pugliese che sul PSR 2007/2013 dimostra di non capire la reale portata delle cose. Se si fossero informati di più avrebbero potuto capire che la situazione evidenziata è dovuta solo ad una concentrazione della spesa negli ultimi mesi dell’anno legata a molteplici fattori. Non ultima la difficoltà con la quale le aziende fanno avanzare gli investimenti a causa della crisi economica che da anni investe l’Italia e la Puglia. Studiare di più il fenomeno avrebbero consentito ai consiglieri di Forza Italia anche di constatare che anche negli ultimi due anni si è ripetuta questa circostanza, salvo poi superare i target di spesa assegnati di oltre 10 milioni di euro l’anno".

Poi Nardoni tranquillizza i consiglieri di minoranza: "Anche quest’anno gli obiettivi saranno raggiunti e la Puglia non perderà neanche un euro di risorse del PSR. Le domande di pagamento già in istruttoria e quelle che arriveranno dagli ultimi bandi chiusi consentiranno di raggiungere questo risultato del quale daremo conto volentieri ai cittadini pugliesi a obiettivo raggiunto. La Puglia guadagna il 20% di risorse per la costituzione delle organizzazioni dei produttori olivicoli. Oltre 9,1 milioni di euro all'anno per realizzare i programmi delle op nel settore dell'olio. Sulla xylella poi mi sembra una operazione di sciacallaggio politico. Strumentalizzano la sofferenza degli agricoltori  e vivaisti nella speranza di trarne un vantaggio politico. Credo che la cosa si commenti da sola. Così come si commenta da solo il plauso espresso da tutta la comunità scientifica internazionale (200 scienziati provenienti da tutto il mondo) in questi giorni a Gallipoli.La Regione - conclude - sta facendo tutto il possibile per contenere la malattia pur con tutte le difficoltà legate alla straordinarietà dell'evento unico al  mondo per l'olivo. Spiace constatare che presi da tanto livore ingiustificato la destra non si sia accorta di tutto questo".

“Gli errori di Nardoni sono tanti e così gravi da spingerci a chiedere le sue dimissioni”. Così il presidente del Gruppo regionale di Forza Italia, Ignazio Zullo, durante la conferenza stampa di oggi, durante la quale è stata presentata la mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore alle Politiche Agroalimentari, Fabrizio Nardoni. “Dalla Pac alla Xylella, dal Psr al rischio di perdere 87 milioni di euro di fondi europei. La lista è lunga e il mondo agricolo pugliese merita una nuova guida e al più presto”.
“Il mondo agricolo attende risposte urgenti ed incisive che necessitano di un impegno diretto sul campo. L’idea, avallata dal Presidente Vendola, di teleguidare le scelte da lontano, ad esempio dal parlamento, è sbagliata e dannosa”, ha detto invece il vicecapogruppo vicario, Erio Congedo. “E’ la prima volta nella storia del Consiglio regionale che si propone una mozione di sfiducia individuale –ha aggiunto Roberto Ruocco- ma le responsabilità di Nardoni sono così pesanti da avermi indotto a proporre ai miei colleghi la mozione che ho sottoscritto come primo firmatario”. “Quella di Nardoni –ha affermato Luigi Mazzei- è un’inefficienza cronica, e basta ricordare che ci ha messo un anno per dichiarare lo stato di emergenza per la Xylella. In più, vorrei che l’assessore chiarisca una vera casualità, riportata da una tv privata durante un’intervista allo stesso Nardoni: il 13 marzo 2013 veniva nominato assessore, ed il 14 marzo la ‘Nardoni costruzioni’, di cui era socio insieme al padre ed amministratore, riceveva l’assegnazione di un appalto di 800 mila euro per il Consorzio di Bonifica di Ugento, gestito dal suo assessorato. Sarebbe opportuno che l’assessore chiarisca questo ed anche quanto ho inserito alla mia interrogazione in merito ai contributi alle tv private, così come la circostanza della mancata presentazione del Psr già fatto da 17 Regioni su 21 le quali potranno, quindi, procedere con i bandi”. “Anche la Capitanata è stata ampiamente dimenticata", ha dichiarato Giandiego Gatta. “Sulla questione degli arenili costieri, un problema atavico del territorio che ha messo in ginocchio un’intera economia, non è stato fatto niente dopo le varie passerelle elettorali degli assessori che si sono succeduti”. “L’agricoltura è abbandonata a se stessa –ha sottolineato il vicepresidente del Consiglio, Nino Marmo. “Dall’assetto idrogeologico, alla Xylella, l’erosione costiera, e tanto altro, non si è fatto nulla e il settore ha bisogno di una guida seria”.

 

 Dall'amministrazione comunale arriva un nuovo "no" al progetto Tempa Rossa. Un niet che arriva a pochi giorni dal workshop che Total ha organizzato a Taranto per spiegare le ragioni del progetto e provare a fugare i dubbi sui pericoli di incidenti rilevanti e di nuoive emissioni inquinanti.

A ribadire la posizione di chiusura sono stati i componenti la commissione consiliare Ambiente e Attività produttive nel corso della seduta di martedì mattina. Incontrro al quale ha partecipato il presidente dell'Autorità portuale, Sergio Prete. E pur approvando il piano regolatore del porto, i consiglieri comunali hanno vietato categoricamente l'avvio dei lavori propedeutici proprio al progfetto Tempa Rossa. Unica voce fuori dal coro quella del consiglire comunale di Realtà Italia, Gianni Cataldino.

Adesso toccherà al Consiglio comunale ratificare questa nuova decisione.

Intanto a prendere posizione è il consigliere regionale di Forza Italia, Pietro Lospinuso. “Il leader della Uil Angeletti ha ragione e conferma quanto sostengo da tempo: con la politica del ‘no’ a tutto, la Puglia e Taranto saranno il porto di partenza dei nuovi italiani emigrati”, dice Lospinuso. “Su Tempa Rossa –prosegue- il centrosinistra sta portando avanti il suo progetto, che ha come obiettivo quello di farci diventare tutti più poveri come decine di anni fa. Il segretario della Uil ha detto una cosa sacrosanta: tutti i più fervidi sostenitori dei ‘no’ pregiudiziali dovrebbero avere il buon gusto di offrire il loro posto di lavoro a coloro che, proprio a causa di questa ritrosia allo sviluppo, diventeranno disoccupati. La Giunta di Taranto, in questo dibattito ideologico e non concreto, ci sguazza tanto da aver approvato la delibera di adozione del piano regolatore portuale vietando tutte le opere relative al progetto Tempa Rossa che, sempre per il Comune, includerebbe l’allungamento del pontile di 350 metri. Fanno finta di non sapere, in altri termini, - sottolinea il consigliere regionale - che quest’opera è strategica per il porto e non è funzionale solo a Tempa Rossa. Infatti, i fondali sono bassissimi e l’allungamento del pontile rappresentava una soluzione per facilitare l’attracco di tutte le navi. Ma a Stefàno e al resto della politica di sinistra tutto questo non importa, presi come sono dal cavalcare l’onda della propaganda in vista delle primarie, rimangiandosi anche quanto stabilito in passato. Per questo, cedere il lavoro ad altri mi sembra un’ottima idea che rispetta la legge del contrappasso – conclude Lospinuso - e sarebbe utile far provare la morsa della disoccupazione a chi oggi gioca sulla pelle dei cittadini”.
 
 

Il dibattito sul progetto Tempa Rossa continua a tenere banco in città. Il recente workshop su Tempa, Rossa voluto e organizzato dalla joint venture formata da  Total, Shell e Mitsui Italia al fine di approfondire alcuni aspetti della questione ed allo stesso tempo aprire il dibattito alle realtà che si oppongono al progetto, ha avuto sicuramente il merito – al di là degli esiti effettivi della discussione – di affrontare una tematica molto delicata attraverso lo strumento del confronto pubblico e democratico.

Ma non basta perchè la questione coinvolge tutti trasversalmente, nessuno escluso. Come è avvenuto, invece, nel caso della Provincia di Taranto, estromessa dal dibattito in quanto in attesa dell'elezione del nuovo presidente e del Consiglio provinciale nonchè della Giunta. Cosa che è avvenuto solo di recente. Ecco perchè, allora, Confindustria ha reputato opportuno chiamare il presidente Martino Tamburrano in modo da coinvolgere fattivamente anche l'ente di via Anfiteatro.

Secondo Confindustria, infatti, quello del confronto pubblico e democratico è "l'unico metodo possibile per giungere ad una visione quanto più esaustiva e corretta di una questione che coinvolge trasversalmente istituzioni, associazioni, cittadini: un metodo da applicare anche in altre circostanze e comunque in tutti i casi in cui i pareri e le conseguenti decisioni non convergono e, salvo appunto confronti diretti, rimangono distanti e divergenti, con grande nocumento per la crescita del territorio, “inceppata” da nodi in perenne attesa di scioglimento. La questione, tuttavia, - aggiungono da via Dario Lupo - richiede ancora un'analisi che vada oltre i pur approfonditi interventi che hanno caratterizzato l'evento di qualche giorno fa. Mancano infatti ancora elementi essenziali affinchè le posizioni in campo, rimaste pressochè invariate e quindi radicalizzate nelle rispettive valutazioni, possano trovare punti di convergenza davvero utile al dibattito. Riteniamo pertanto auspicabile, e allo stesso tempo urgente, avviare al più presto un altro, e in qualche modo risolutivo, confronto fra le parti che possa far fronte alle perplessità che ancora non hanno trovato risposta".

Per questo Confindustria è convinta che sarebbe opportuno "un maggiore coinvolgimento delle istituzioni cittadine finora escluse, gioco forza, dal dibattito, come è nel caso della Provincia di Taranto, tornata sulla scena istituzionale, come è risaputo, dopo un anno e mezzo di vacatio amministrativa. E' pertanto auspicabile che dall'ente, le cui competenze vanno, fra le altre, dalla tutela ambientale al controllo delle emissioni atmosferiche, dallo sviluppo economico al mercato del lavoro, arrivino  conclude Confindustria - precisi segnali in ordine ad una visione prospettica del progetto: quali le ricadute, quali gli eventuali benefici sul territorio o, di contro, le valutazioni di segno negativo che l'amministrazione individua nella realizzazione di Tempa Rossa, le cui caratteristiche e peculiarità appaiono ad oggi maggiormente definite rispetto alle fasi preliminari dell'iter complessivo".

 

 

 

"Io assessore alle Attività produttive del Comune di Taranto? No, grazie". Floriana De Gennaro, presidente della delegazione Borgo di Confcommercio, rifiuta e va avanti. Un po' come nella trasmissione televisiva della Rai, "Affari vostri", quando il concorrente declina l'offerta e decide di andare avanti per la sua strada sfidando la sorte e i contenuti dei pacchi.

Una candidatura che, al momento della formalizzazione da parte del sindaco Stefàno, la diretta interessata aveva già rifiutato, declinando l’invito a far parte del nuovo esecutivo del Comune di Taranto, per motivazioni di carattere professionale, sindacale e personale.

"La nomina di Floriana De Gennaro - sottolinea in una nota Confcommercio - è certamente un riconoscimento delle capacità professionali e delle competenze della dirigente Confcommercio che ringrazia  per la fiducia accordatale a livello personale, ma  che, intendendo continuare a rivestire il ruolo assunto in seno alla associazione, ed essendo molto impegnata nella conduzione della  sua azienda, declina come già detto".

 

Si può e si deve permettere ai cittadini attivi di mettere a disposizione della collettività le loro energie: questo è il messaggio scaturito dall’incontro "La società della condivisione: cittadini attivi e beni comuni per un cambio di paradigma" tenutosi nei giorni scorsi presso l’ex Convento di San Francesco, la sede universitaria in via Duomo a Taranto.

La manifestazione è stata organizzata nell’ambito della X Rassegna provinciale del Volontariato e della Solidarietà (www.csvtaranto.it), la più importante iniziativa organizzata dal Centro Servizi Volontariato di Taranto che quest’anno, in segno di prossimità alla comunità locale, animerà i quartieri della città e alcuni comuni della provincia fino alle festività natalizie.

Si è trattato, in particolare, dell’evento pubblico conclusivo dei "Laboratori di sussidiarietà circolare", un percorso formativo realizzato nell’ultimo mese dal CSV Taranto con Labsus, i Laboratori per la Sussidiarietà di Roma.

Per tenere questo evento finale sono intervenuti a Taranto il Prof. Gregorio Arena, presidente di Labsus e professore ordinario di Diritto amministrativo all’Università degli Studi di Trento e professore incaricato presso la LUISS di Roma, e Piero D'Argento, esperto di chiara fama del Terzo settore, accolti da Maria Antonietta Brigida, vicepresidente del CSV Taranto.

Nel corso dei lavori il Prof. Gregorio Arena ha spiegato che «il tema cruciale che, nelle scorse settimane, abbiamo affrontato nel percorso formativo organizzato a Taranto dal CSV Taranto con Labsus, una esperienza della quale oggi presentiamo i risultati, è quello del riuscire a “liberare quelle energie” che ci sono nel nostro Paese dove, per fortuna, non mancano capacità di svolgere attività e fantasia e intelligenza nel realizzarle: tutto questo è già pronto per essere messo a disposizione della collettività».

«Io sto girando l’Italia da mesi in lungo e in largo, e ci sono migliaia di persone – ha ribadito il Prof. Gregorio Arena – che vorrebbero prendersi cura dei posti dove vivono, dai centri storici al verde pubblico, dalle scuole all’ambiente, ma non possono farlo perché le regole del diritto amministrativo glielo vietano».

Gregorio Arena ha noi detto che «in questa occasione è stato presentato anche a Taranto il “Regolamento dell’amministrazione condivisa”, scritto da Labsus con il Comune di Bologna, che “traduce” il principio costituzionale di sussidiarietà in norme di livello amministrativo. Gli amministratori locali che intendano avvalersene, devono sapere che possono avere nei cittadini degli alleati: ci sono risorse straordinarie che aspettano di essere messe a frutto, non nell’interesse dell’amministrazione, ma a favore dell’intera comunità».

«È però importante – ha concluso il Prof. Gregorio Arena - che gli amministratori capiscano che i cittadini attivi non sono supplenti delle amministrazioni locali che non hanno risorse o non sono in grado di dare risposte, per intenderci non sono i “tappabuchi” delle inefficienze amministrative, ma sono alleati che dispongono di risorse preziose per le amministrazioni stesse».

 

Nei "Laboratori di sussidiarietà circolare" i partecipanti al percorso formativo hanno approfondito diversi temi di grande rilevanza per elaborare un nuovo modello sociale: l’amministrazione condivisa, la cittadinanza attiva, la cura condivisa degli spazi, la rigenerazione urbana.

L’obiettivo finale dei "Laboratori di sussidiarietà circolare", che vedono in questo evento finale il momento di sintesi, è stato quello di favorire un concorso di idee tra i soggetti partecipanti volto a stimolare, attraverso la collaborazione, il flusso creativo e la progettualità.

 

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