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Giornale di Taranto -
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"Si resta francamente sorpresi nel leggere la delibera di Giunta del 19 novembre scorso, che propone al Consiglio la variazione sul Bilancio di previsione 2014 del comune di Taranto, approvato (con notevole ritardo) solo lo scorso 16 ottobre. Ora, dopo meno di un mese, viene stravolto con una manovra da circa 18 mln di euro ( il 20% di modifiche) e tagli sui servizi di circa 12 mln di euro".
Dante Capriulko, consigliere comunale di Noi democratici per le città che vogliamo, proprio non riesce a mandare giù l'azione messa in atto dal sindaco Stefàno e dalla sua Giunta. Così come non riesce a digerire la motivazione data a questa decisione e cioè che il rischio che avrbbe corso l'ammninistrazione comunale approvando un documento diverso è quello  "del possibile mancato rispetto del patto di stabilità, in ragione del fatto che si tagliano anche corrispondenti entrate, nonostante le tasse a Taranto siano altissime (basti ricordare l’Imu al massimo, la Tasi e la Tari a livelli considerevoli)". 
La prima domanda che sorge spontanea a Capriulo è "qual è il bilancio non veritiero? Quello approvato meno di un mese fa oppure la proposta di variazione attuale? Tertium non datur! Se tale manovra finanziaria sarà approvata dal Consiglio cosi com’è, sarà un fine d’anno di lacrime sangue, considerato che i tagli sono, come detto, di circa 12 mln di euro".
Ora, fa presente ancora Capriulo, considerato che i tagli proposti "sono ora solo indicati per macro-funzioni, sarà interessante conoscere nel dettaglio le singole sforbiciate. Per quello che si rileva dalla documentazione pubblicata spicca sicuramente il taglio ai servizi sociali per oltre 4 mln di euro; presumo in larga parte di finanziamento ai piani sociali di zona. Un duro colpo - sottolinea Capriulo - alle pressanti esigenze sociali della città di Taranto. Gli altri 8 milioni di tagli sono spalmati sui servizi generali (- 3 mln €), sull’istruzione pubblica (- 643 mila €uro), nella cultura (- 250 mila €uro), sulla viabilità e trasporti (- 1, 5 mln di €uro), sulla gestione del territorio e dell’ambiente (- 2 mln €), nel campo dello sviluppo economico (- 75 mila €uro). Tagliati anche gli investimenti, seppure in maniera minore. Tale volatilità delle previsioni - aggiunge il capogruppo di Noi democratici - dimostra, se ce ne fosse bisogno, che non c’è una guida politica 
della materia finanziaria al comune di Taranto. Siamo bacchettati dalla Corte dei Conti per varie lacune e, invece di una forte guida, tutto è lasciato ai tecnici: sganciati dalla realtà e legati a piani finanziari che si contraddicono dopo qualche giorno, facendo pagare - conclude Capriulo - le loro bizzarie ai cittadini in termini di alta tassazione e di tagli ai servizi".
 

Puntare su una decisa semplificazione delle procedure di affidamento per accelerare la spesa ed aprire subito i cantieri; promuovere l’adozione di procedure, criteri e soluzioni in grado di sostenere la più ampia e qualificata partecipazione del sistema locale delle imprese alle opportunità offerte dall’amministrazione; contrastare il massimo ribasso ed le sue degenerazioni economiche e sociali; puntare sul partenariato e sulla collaborazione tra pubblico e privato, stimolando la capacità propositiva, progettuale e finanziaria, delle imprese; perseguire una piena cultura della legalità, a partire dalla garanzia del pieno rispetto della disciplina legislativa in materia di lavoro e di regolarità contributiva.

Sono questi i capisaldi di un'articolata proposta che l'Ance Taranto ha avanzato al presidente della Provincia, Martino Tamburrano, all'indomani dell'approvazione del piano triennale delle opere pubbliche. Un piano che Ance Taranto giudica positivo perchè, spiega il presidente Antonio Marinaro, segna il riavvio di un’azione amministrativa da parte di un ente che, anche a seguito della riforma, continua a tenere al centro delle proprie funzioni ed attenzioni le infrastrutture per la modernizzazione e riqualificazione del territorio. La capacità di spesa - aggiunge - qualifica un ente pubblico soprattutto in un territorio che conosce da anni una paralisi defatigante nel settore degli appalti, paralisi che naturalmente condiziona la vita economica del territorio. Dalla Provincia di Taranto si hanno notizie che riguardano la programmazione delle stesse opere pubbliche e la stessa programmazione deve mirare a eliminare quegli intoppi e quelle incertezze amministrative che spesso hanno inficiato anche le migliori intenzioni di ripresa".

Si apre, ora, la fase dell’attuazione e "come Ance - sottolinea Antonio Marinaro - abbiamo esigenze da rappresentare e proposte operative da portare all’attenzione dell’amministrazione provinciale per far sì che si possa sostenere il nostro sistema di imprese e si possa costruire - conclude - insieme un sistema locale degli appalti improntato ai principi di legalità e trasparenza, semplificazione, massima partecipazione delle imprese, qualità ed orientamento all’innovazione".

La Giunta regionale pugliese con la sesta manovra per la disponibilità di Bilancio, libera dal Patto di Stabilità importanti risorse anche per il mondo dell’agricoltura.

"Abbiamo predisposto con il partenariato economico e sociale un PSR che si preannuncia innovativo e teso alla modernizzazione del nostro comparto primario – dice l’assessore alle Risorse agroalimentari, Fabrizio Nardoni – ecco perché sarebbe stato un ossimoro pensare al futuro senza consegnare al territorio lo strumento principale per connettersi al mondo".

La Giunta, dunque, su proposta dell’assessore Nardoni, ha approvato ieri un importante accordo di programma che sarò sottoscritto con Infratel, società in house del ministero dello Sviluppo economico. L’accordo consentirà la copertura di tutto il territorio pugliese con servizi di connettività ultra veloci al servizio delle aree rurali e destinato alle imprese agricole e ai cittadini.

"E’ un importante obiettivo – spiega Nardoni – perché consentirà alle imprese agricole di stare in rete con il resto del mondo e di utilizzare tutti i servizi che il web offre oggi dalle comunicazioni, all’e-commerce, all’utilizzo dei servizi telematici anche per l’accesso alle pubbliche amministrazioni".

Un intervento di infrastrutturazione delle aree rurali pugliesi che prevede un investimento di 28 milioni di euro di risorse messe a disposizione dal PSR Puglia  che consente di spingere con decisione sul l'innovazione nel settore agricolo e completa la copertura del territorio pugliese con la banda ultra larga a 30 mbps già  avviata con le risorse del FESR.

Sempre nella giunta di venerdì, l’assessore Nardoni, è riuscito ad individuare e a far impegnare risorse necessarie a completare le attività inerenti il piano agro-meteorologico al servizio degli agricoltori pugliesi e ai controlli funzionali per la zootecnia.

Si tratta di due importanti risultati raggiunti in una situazione di contesto di grandi difficoltà finanziarie per gli enti territoriali con i quali la giunta ha voluto rinnovare l'impegno e l'attenzione al settore agricolo ritenuto strategico per la Puglia.

 

La notizia arriva da Giovanni Boero, neurologo dell’U.O. del SS. Annunziata di Taranto: «a causa della cronica carenza negli organici, ultimamente ridotta ma non risolta, se il medico curante prescrive una visita neurologica a un paziente che ritiene epilettico, questo potrà essere visitato, sperando di trovare un medico specializzato in epilessia, dopo mesi e mesi: il mio ambulatorio, per esempio, non ha disponibilità fino a marzo del 2016».

E dire che nell’epilessia la diagnosi precoce e la tempestività dell’inizio della terapia farmacologica sono fondamentali per affrontare con successo questa patologia neurologica di cui soffre l’1% della popolazione italiana: nel 70% dei casi, infatti, può essere tenuta sotto controllo efficacemente con una terapia farmacologica, fino ad arrivare, nel 30% dei casi, persino alla guarigione.

Queste percentuali nazionali sono “sovrapponibili” in toto a quelle locali, quindi si può affermare che i pazienti epilettici a Taranto sono circa 2.000.

Questi freddi dati, ma che danno l’esatta dimensione del problema, che sono stati il punto di partenza della discussione al convegno “Epilessia e… scuola, sport, diagnosi precoce, pregiudizi, lavoro…”, tenutosi nella mattinata odierna a Taranto a Palazzo Pantaleo, la prima iniziativa pubblica organizzata dall’Associazione di volontariato E.P.P.I. (Epilessia Puglia Progetto per l’Integrazione), l’unica del territorio ad affrontare questa problematica (info.  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.  - 347-82 87 256).

Il convegno è stato patrocinato dal Centro Servizi Volontariato Taranto, in particolare nell’ambito del programma (www.csvtaranto.it) della X Rassegna provinciale del Volontariato e della Solidarietà.

Al convegno è stato sfatato un altro luogo comune: le crisi epilettiche non sono solo quelle dell’immaginario collettivo, con perdita di conoscenza o convulsioni, ma sono varie e variegate: in molti casi creano piccoli disturbi visivi o gastroenterologici che non vengono associati all’epilessia, in altri ancora forme varie di déjà vu, ma è persino capitato che un paziente, partito da Taranto, sia andato in auto fino a Milano guidando perfettamente in autostrada, per poi “svegliarsi” nel capoluogo lombardo senza ricordarsi nulla del viaggio!

Di certo è che nel 30% dei casi l’epilessia è “farmacoresistente” stravolgendo la vita del malato, anche causandogli disabilità, finanche ritardi mentali, e conseguentemente quella dei suoi cari.

In questo caso l’azione del volontariato, supportato dalle comunità scientifico, diventa fondamentale integrando quella delle strutture sanitarie, in particolare operando a favore dell’inclusione sociale e lavorativa dell’epilettico.

Angela La Neve, neurologo e responsabile del Centro diagnosi e cura dell’epilessia del Policlinico di Bari, ha infatti spiegato che «nei giovani epilettici, senza un adeguato supporto per la loro inclusione nella scuola, si possono generare disagi psicologici che, anche in caso di guarigione completa, comunque penalizzeranno la vita sociale per il resto della vita».

Al convegno sono intervenuti i rappresentanti della E.L.O. e A.E.P.O., due organizzazioni di volontariato della Lombardia e della Emilia Romagna che da circa 40 anni operano concretamente in questo settore realizzando diverse iniziative quali le “vacanza sollievo” in cui per settimane i malati possono socializzare in un ambiente protetto, corsi di “mutuo aiuto” - il cosiddetto “self help” – per gli epilettici e i loro familiari, nonché assistenza legale, psicologica e per l’inserimento lavorativo, corsi sportivi e “accompagnamento” scolastico fin dalle materne.

Con queste realtà ha già collaborato l’Associazione di volontariato E.P.P.I. (Epilessia Puglia Progetto per l’Integrazione) che intende realizzare anche sul nostro territorio alcune di queste attività a favore degli epilettici e delle loro famiglie.

La good news del convegno è la concreta disponibilità dei medici intervenuti a favorire la realizzazione, negli ospedali tarantini, di sportelli che, gestiti dall’E.P.P.I., possano rappresentare un punto di riferimento per i malati e i loro familiari.

La domanda che assilla i genitori di un paziente epilettico farmacoresistente è: “chi si prenderà cura di nostro figlio quando non ci saremo più?”

Anche a questo, per ora solo in Lombardia e in Emilia, il volontariato sta cercando di dare una risposta concreta, mentre a Taranto il cammino dell’Associazione di volontariato E.P.P.I. (Epilessia Puglia Progetto per l’Integrazione) è appena iniziato, ma le premesse fanno ben sperare per il futuro.

"Il presidente Nichi Vendola deve convocare al più presto un tavolo di confronto affinché una soluzione possibile, e a breve termine, possa essere individuata per i corsi sanitari a Taranto".

A chiederlo è la consigliera regionale Pd, Anna Rita Lemma, dopo aver partecipato, nei giorni scorsi, all'assemblea degli studenti e dei docenti, svoltasi nell'aula magna del Politecnico di Taranto, convocata per discutere sul rischio di chiusura dei corsi di laurea di Fisioterapia, Scienze Infermieristiche e Tecnico della prevenzione ambientale.

Secondo la consigliera regionale attualmente i rischi che si corrono sono due: "il primo è che i corsi non partano nemmeno entro dicembre. Il secondo, più grave, è che la programmazione accademica 2015-2016 non contempli i corsi sanitari tarantini. Occorre - fa notare, infatti, Anna Rita Lemma - un numero congruo di docenti affinché i corsi possano essere accreditati. Al momento, alla luce delle rinunce in atto, a Taranto questo numero non c'è".

Insomma, siamo di fronte ad una situazione, quella dei ragazzi e dei loro professori, che necessita di un urgente approfondimento istituzionale rivolto alla definizione delle soluzioni possibili.

Il caso è noto e passa soprattutto "dallo sblocco dei fondi attualmente fermi in ministero e utili al finanziamento dei corsi nell'ambito di una intricata e controversa vicenda mministrativa. L'assemblea - sottolinea Lemma - ha messo a nudo le posizioni legittime delle docenze e le aspettative fondamentali degli studenti e delle loro famiglie che di certo non intendono assistere alla chiusura di tre corsi di laurea sui quali ognuno ha investito tempo e sacrifici in termini economici e personali. Una scelta di futuro che a Taranto, in tema sanitario, per ovvie ragioni, vale doppio".

Come già sostenuto più volte dall'esponente del Pd, questo territorio "non può perdere un pezzo di formazione sanitaria (al di là delle ragioni accademiche) anche per le caratteristiche purtroppo peculiari in termini di emergenza ambientale i cui effetti sono ormai documentati. Tanti docenti hanno rinunciato ai corsi di Taranto per l'assenza di fondi che aggrava i ritardi nei pagamenti delle somme dovute dal Politecnico, a sua volta creditore della Regione che, a sua volta, attende i fondi dal ministero Economia e Finanze. 

La situazione, rispetto a due mesi fa, non è di fatto mutata".

Da qui, l'accorato appello del preside Livrea affinché si possano trovare, a stretto giro, soluzioni tampone (in attesa dello sblocco dei fondi) o che possa rapidamente essere risolta una vicenda amministrativa che muove i suoi zoppicanti passi dal 2000.

"Ma il polo tarantino - conclude Anna Rita Lemma - va potenziato, non tagliato! Il tavolo regionale di confronto, e mi auguro risoluzione, si rende necessario e naturalmente urgente".

"Dopo nove anni di amministrazione Vendola la aanità pugliese è sempre più lontana dalle reali esigenze dei cittadini e dal loro legittimo diritto a ricevere cure sanitarie degne di paese civile". E' sferzante la critica che il consigliere regionale di Forza Italia, Arnaldo Sala, rivolge al presidente della Regione, Nichi Vendola.

"In numerose comunità - ricorda Arnaldo Sala - sono stati chiusi ospedali e ambulatori, costringendo i cittadini a onerosi e disagevoli trasferimenti anche per ricevere cure non specializzate, mentre le liste di attesa, anche per esami generici, hanno ormai tempi biblici, nonostante i mille proclami per la loro riduzione".

Per il consigliere regionale azzurro, infatti, in questi nove anni di gestione Vendola "è soprattutto mancata una politica sanitaria regionale in grado, abbracciando a 360° tutti gli aspetti di questo fondamentale comparto, di programmarne lo sviluppo; un dato su tutti: oggi la Regione Puglia è ultima in Italia nella donazioni d’organi, un triste primato nazionale che da un lato vanifica la professionalità degli operatori, e da un altro, soprattutto, mostra l’inefficacia dei tanti progetti finanziati dalla Regione Puglia in questi anni, con milioni e milioni di euro dei contribuenti pugliesi, per la promozione del welfare e delle cosiddette "buone pratiche”.

Secondo Sala, infatti, non è un caso che, nelle ultime settimane, "l’unico argomento che tiene banco sulle pagine dei quotidiani pugliesi è la nomina dei nuovi dirigenti delle Asl pugliesi: sarebbe ora che finalmente venissero indicati nomi di manager qualificati che, al di là delle appartenenze politiche, fossero realmente capaci di gestire le Asl efficacemente erogando servizi sanitari di qualità ai cittadini. E invece - aggiunge Sala - nulla di tutto questo, anzi: le nomine sono state rimandate a dicembre, ufficialmente per evitare gli effetti di eventuali ricorsi al Tar degli esclusi dall’elenc, ma, secondo indiscrezioni di stampa, sembrerebbe che il presidente Vendola e il suo assessore alla Sanità abbiano invece deciso di congelare le nomine dei nuovi direttori generali delle Asl fino a dopo le primarie del centrosinistra, in modo da poter poi probabilmente applicare rigidamente il manuale Cencelli per la spartizione degli incarichi in base ai nuovi equilibri di potere nel centrosinistra che usciranno dalle urne. Sembrerebbe - conclude Sala - che la giunta Vendola non senta la necessità di dotare il più rapidamente possibile le Asl pugliesi di capaci dirigenti in grado di cercare di riparare i disastri gestionali e amministrativi degli ultimi nove anni! L’unica dichiarazione di Nichi Vendola sulla capacità della sua Giunta di affrontare i problemi della Sanità pugliese, che ritengo veritiera se non proprio profetica, fu quella detta a microfoni spenti a un ristretto gruppo di collaboratori all’epoca in cui era assessore regionale Alberto Tedesco, dichiarazione poi mandata comunque in onda da una emittente locale: il presidente Vendola sentenziò «la verità è che di Sanità non ne capisce niente nessuno!»".

 

Gli autotrasportatori dello Sna Casartigiani Taranto hanno protestato, nei giorni scorsi, davanti alla Prefettura di Taranto per chiedere al prefetto Guidato di sensibilizzare, la presidenza del Consiglio dei ministri a prendere provvedimenti urgenti sulla risoluzione della vertenza Porto – TCT- Evergreen.

Era presente insieme agli autotrasportatori il segretario generale provinciale dell’associazione di categoria, Stefano Castronuovo, il quale ha sottolineato che "la situazione attuale della categoria  è giunta a un punto di non ritorno. Le due più importanti committenze, Ilva e porto, sono venute meno e il futuro della categoria e a rischio. Fino ad oggi - ha aggiunto Castronuovo - si è parlato solo dei 570 dipendenti diretti di TCT-Evergreen, trascurando tutto l’indotto composto da autotrasportatori, spedizionieri, agenzie marittime ecc. Un indotto che rappresenta 1000 famiglie che dal 4 dicembre, data in cui dovrebbe arrivare l’ultima nave porta contener, dopo di che se nulla varierà le nostre aziende saranno costrette al fallimento. Per questo motivo, chiediamo al governo di allargare il tavolo romano sulla vertenza anche alle rappresentanze dell’indotto che finora sono rimaste in balia delle strumentalizzazioni politiche sulla questione”.

L’agitazione della categoria nasce dallo stato economico precario  di lavoro che gli imprenditori del settore stanno vivendo dopo la  decisione di Tct- Evergreen di bloccare i traffici locali. "Non capiamo - conclude Casartigiani - quali siano le motivazioni per le quali Tct- Evergreen non voglia continuare a lavorare sul territorio. Come sappiamo, a gennaio dovrebbero iniziare finalmente i lavori al porto che, come previsto dal cronoprogramma e come comunicatoci dall’Autorità portuale, non bloccheranno contemporaneamente tutto il porto, ma si garantirà l’uso di alcune parti indispensabili per lo scarico dei container, cosi salvaguardando il trasporto locale essenziale per l’economia locale".

La Prefettura ha accolto le istanze degli autotrasportatori di Sna Casartigiani impegnandosi ad inviarle al Governo.

"Speriamo - ha aggiunto ancora Castronuovo - che entro pochi giorni il governo attui una soluzione seria alla problematica ma, in attesa di tutti gli iter burocratici, le aziende non posso morire per questo motivo abbiamo chiesto anche la cassa integrazione per tutti i dipendenti del settore e la moratoria dei debiti fiscali e previdenziali delle aziende. Infatti, ricordiamo che le imprese di autotrasporto per mantenere le aziende, hanno dovuto indebitarsi per sostenere i costi del personale trascurando i propri contributi previdenziali. Il nostro interesse - ha poi concluso Castronuovo - è ottenere risposte serie, precise e trasparenti sul futuro del porto di Taranto, al fine di salvaguardare le nostre aziende, i dipendenti e le famiglie". 

Restyling per la centralissima piazza Selene, il cuore commerciale di  Castellaneta Marina. La riqualificazione della piazzetta arriverà con il  nuovo anno. Nei giorni scorsi infatti l’Amministrazione comunale ha pubblicato il bando per la gara di appalto per la riqualificazione della piazza. L’estate 2015, finalmente, vedrà piazza Selene rimessa a nuovo, dopo anni di polemiche e  contestazioni in particolare da parte dei commercianti della zona esasperati dallo stato di degrado dell’area, malgrado l’alta densità  turistica della località costiera.

Piazza Selene è un po’ il simbolo delle contestazioni che, stagione dopo stagione, hanno visto contrapposti residenti, commercianti ed amministratori, in merito alle tante scelte operate  dalla Amministrazione (mercatini, manifestazioni, circolazione stradale etc.), non sempre discusse e condivise. Anche ora che l’Amministrazione ha finalmente emanato  il tanto atteso bando di gara, i commercianti chiedono maggiore condivisione sulle scelte stilistiche e soprattutto sugli aspetti funzionali della piazza. "Dopo tanto battagliare e tanto amaro in bocca - si legge in una nota di Confcommercio - ci si sarebbe aspettati che l’Amministrazione avesse convocato i commercianti ed i residenti  per recepire suggerimenti e proposte dei portatori di interessi.  Insomma, l’idea che ci si era fatti è che la nuova piazza Selene dovesse essere il frutto di un  processo partecipato di cittadini e operatori. Probabilmente  è ancora possibile recuperare il gap di confronto, la aggiudicazione della gara in fondo non è ancora avvenuta ed  il cantiere non sarà avviato che fra qualche mese. Dunque, signor sindaco - conclude Confcommercio - c’è ancora  tempo  per aprire un forum su piazza Selene". 

Expo 2015 è un’occasione irripetibile per il nostro Paese. Una vetrina internazionale anche per il  territorio ionico e per le nostre imprese. Il sistema delle Camere di commercio italiane ha varato un progetto per promuovere le eccellenze italiane. Si chiama Extreme Excellence Experience ed è coordinato da Unioncamere con il patrocinio dei Ministeri delle Politiche Agricole e Forestali, dei Beni e delle Attività Culturali e  dell’Ambiente.

Il braccio operativo del progetto è la piattaforma italianqualityexperience.it su cui saranno on line più di 700.000 imprese della filiera agroalimentare. Una ribalta in cui le aziende con più informazioni verranno riconosciute come più qualificate e quindi saranno  più visibili. Si  stima, infatti che la campagna di comunicazione  raggiungerà più di 60 milioni di persone in tutto il mondo.

La piattaforma sarà operativa dal prossimo 9 dicembre (attualmente è on line la versione di lavoro finalizzata alla strutturazione dei contenuti) e conterrà informazioni anche di carattere culturale, sulle aree protette, sulle opportunità turistiche. Si tratta, insomma, di una grande occasione di promozione del made in Italy, dei territori, delle singole aziende, anche le più piccole.

In www.italianqualityexperience.itsono già state inserite tutte le aziende del settore agroalimentare regolarmente iscritte al Registro Imprese. Quelle della provincia di Taranto già presenti nel database sono circa 11mila. E’ possibile aumentare il livello di visibilità inserendo informazioni in più rispetto a quelle di tipo anagrafico del Registro Imprese: marchi, foto, import/export, certificazioni di qualità, descrizione dei prodotti.

Migliorare il proprio profilo sulla piattaforma web è facile e a costo zero. Basta andare su www.italianqualityexperience.ite inserire il codice fiscale. Al ricevimento di una mail di riscontro, sarà possibile accedere alle varie sezioni ed integrare le informazioni già presenti per promuovere attività e prodotti.

Si può accedere anche attraverso il banner dedicato sul sito della Camera di commercio di Taranto www.camcomtaranto.gov.itSi tratta di un progetto importante che proietta le imprese, i prodotti agroalimentari, la loro elevata qualità, ben oltre i confini fisici dei padiglioni dell’Expo 2015 di Milano e che costituirà una vetrina globale permanente del made in Italy. 

Il dimezzamento dei tagli al Fondo Patronati non è sufficiente a scongiurare il rischio di mettere in ginocchio la tutela gratuita assicurata dai patronati; tanto meno è coerente con l'impegno che il Presidente del Consiglio aveva assunto pubblicamente, confermato anche dal Ministro Poletti, che sarebbero state trovate le risorse per salvaguardare l'esistenza di un servizio di pubblica utilità indispensabile per tutti i cittadini. E' questo il commento a caldo di Acli, Inas, Inca e Ital rispetto alle notizie pubblicate sui quotidiani di oggi, che annunciano l'intenzione del Governo di ridurre da 150 a 75 milioni di euro i tagli al Fondo patronati, contenuti nella legge di Stabilità.
75 milioni di euro continuano ad essere una cifra enorme, insopportabile per una rete che ogni anno assicura a milioni e milioni di persone la gratuità dei servizi di tutela e assistenza in ambiti che vanno dalla previdenza alle prestazioni socio-assistenziali. Per questa ragione, Acli, Inas, Inca e Ital continueranno la loro campagna di sensibilizzazione verso le istituzioni e il Parlamento, fino a quando non verrà cancellata del tutto una norma inaccettabile sia sotto il profilo conomico, sia per ciò che riguarda il merito e il metodo. I patronati del Ce.Pa. sottolineano ancora una volta che il Fondo dei Patronati è alimentato da una quota dei contributi previdenziali obbligatori versati ogni anno da lavoratori e imprese e non può e non deve rientrare nelle disponibilità del bilancio dello Stato. Se le indiscrezioni di stampa dovessero essere confermate, il Governo, di fatto, si renderebbe responsabile di introdurre una tassa occulta a carico delle persone più bisognose che, pur continuando a pagare integralmente la contribuzione previdenziale, dovranno rinunciare alla gratuità dei servizi offerti dal sistema patronati, vedendosi sottrarre una parte dei propri soldi.Già 700.000 persone hanno firmato la petizione “ No ai tagli ai Patronati” e si moltiplicano le dichiarazioni di sostegno ai patronati da parte di enti ed istituzioni.
Per Acli, Inas, Inca e Ital, la partita, quindi, non è chiusa. Ci auguriamo – affermano i quattro patronati – che l'annuncio sia solo un indizio positivo della disponibilità del governo a rivedere l'orientamento espresso nella legge di Stabilità, un primo passo verso la cancellazione dei tagli. 
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